mercoledì 17 febbraio 2010

Su Objects di Alberto Mori

nota di lettura di Alessandro Assiri

Sugli spaesamenti della quotidianità, nel tentativo di dissoluzione dell’ovvio, procede la ricerca di Alberto Mori che dissimulando negli oggetti la propria versatilità da vita a un opera quasi sonora, dove una vitalità rumorosa si pone come controaltare di un osservazione metodica e attenta al “gesto delle cose”. Mori ci rende partecipi dell’accadere delle proprie connessioni anch’esse utensili, strumenti del servire. Un servire che confeziona una realtà dove l’uso diventa necessità e scopo dell’oggetto stesso. Alberto stabilisce una relazione per l’agire, una consequenzialità che delimita tempi e logoramenti, una relazione che colloca nella funzione l’indispensabilità degli oggetti che tramite il loro nome sembrano svelarsi all’utilizzo. “il cavatoppe deriva direttamente dai calzoni bucati”: Objects è tutto qui nell’agilità dell’impiego.

1 commento:

Alessandro Ramberti ha detto...
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