giovedì 18 febbraio 2010

LETTERA APERTA AL POETA MICHELE LUONGO

Vincenzo D’Alessio e G.C.F.Guarini

Caro Michele sono passati trent’anni da quel tragico 23 novembre 1980, quando cercammo tra le macerie i resti dei nostri cari e quello che rimaneva della Civiltà Contadina che già stava scomparendo. Uno spartiacque terribile. Un immane velo grigio steso dagli Appennini al Tirreno, passando per quella terra dimenticata ch’è la Nostra. Terra a cui siamo stati legati per il vincolo della nascita nostra, dei nostri padri, dei nostri figli. Un evento che ha fatto nascere la Protezione Civile Nazionale: eppure c’erano stati già altri eventi simili negli anni precedenti.
Mi vengono alla mente tutti i ricordi. Le persone umili che abbiamo aiutato a sollevarsi da quel tragico momento. La splendida figura del presidente Sandro PERTINI, in mezzo a noi, che chiese scusa per i ritardi. Ma il ritardo c’è ancora oggi. Siamo sommersi dalle macerie dei rifiuti ideologici; dalle macerie degli abbandoni; dalle macerie degli investimenti ,politici, sbagliati sul territorio;dalla corruzione a tutti i livelli; dall’emigrazione che dissangua la migliore gioventù che Guido DORSO voleva fosse la nuova classe dirigente della terra Nostra.
I politici hanno le stesse facce di allora. I mafiosi hanno le stesse facce di allora. Gli amministratori e i preti locali hanno le stesse facce di allora. Noi siamo rimasti “la turba dei pezzenti quelli che strappano al Potere le maschere coi denti!” E continuiamo a lottare e, a pagare ,nell’assoluta solitudine, come dei partigiani. La Nostra terra cambia il colore delle camicie, come scriveva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, ma non cambia il suo tenore di vita. I nostri “Fiori del Sud”, fioriti dal silenzio, gridano l’ingiustizia sociale, le prevaricazioni, l’impossibilità di trovare occupazione e formare una famiglia. Sentono il peso delle raccomandazioni. Vogliono andare via dalla Nostra terra per avere un riscatto, dal “perenne ricatto” perpetrato quaggiù.
Caro Michele che Speranze hai tu nel Trentino da offrire ai Nostri giovani Fiori del Sud? Quale tracciato devono seguire fuggendo dall’Irpinia terra del Sud? La tua poesia ha nutrito e riscattato tanti giovani. Oggi qual è il ruolo della Nostra poesia? Sono tanti i dubbi e chi bussa alla mia porta trova pochissime risposte. Oggi ho visto Paolino e parlato di te, della tua poesia. Mi ha stretto tra le braccia, lui che viaggia dalle Alpi alla Sicilia e mi ha sorriso, i capelli grigi e gli occhi chiari, limpidi: andare via dal Sud ,per affermare coraggio e dignità, che i Poeti del Sud portano nel proprio cuore, insieme al calore di questa Nostra terra. Poi…tornare?

1 commento:

Alessandro Ramberti ha detto...

risposta di Michele Luongo

Carissimo Vincenzo quanto tu affermi, purtroppo, è vero.
La terra del Sud giorno dopo giorno è “azzannata dalle fauci” della politica. E le prospettive future non sono molto rosee: “LA CULTURA” quella con la mente libera viene sistematicamente affossata, poi c’è la sub cultura quella dell’apparire, del fare per il piacere di se stessi o per mettere in vetrina il personaggio “comodo” di turno. E’ evidente che fino a quando c’è questo tipo di gestione la soluzione dei problemi che attanagliano il Sud è molto lontana.
L’emigrazione soprattutto dei giovani è un danno incalcolabile per la nostra terra del Sud, che ritarda di generazione in generazione quell’avvicinamento alle realtà socio-economiche più evolute.
Sì, caro Vincenzo, la nostra terra è una terra che proprio i politici del Sud, non hanno mai dimostrato di amare, se non per il proprio interesse. Quell’ “amore vero” l’ho sempre e solo sentito palpitare nel cuore degli emigranti, nel cuore di chi soffre, nel cuore di chi giorno dopo giorno sa camminare a testa alta.
Ai giovani la forza di vivere da protagonisti, di lasciare le passività: l’annullamento dell’essere con le droghe e l’alcool, di fare sentire la propria voce forte e pacifica, con domande, senza stancarsi mai delle risposte fino alla concretezza. (… Che non vi è nessuna reverenza, di non fermarsi alle apparenze, il rispetto, la stima è qualcosa che va meritata…)
La poesia è e rimarrà sempre l’ideale della libertà, voce che il tempo della storia non ha mai cancellato. La cultura, la conoscenza, la trasparenza come le primavere fiori per tempi migliori.

19.02.2010 Michele Luongo

Su Via Cialdini