martedì 11 novembre 2008

La sopravvivenza nell’eremo

recensione di Nino Di Paolo

Appena lessi, sull’homepage del sito di Fara, la presentazione del libro di Ardea Montebelli Ma il cielo ci cattura fui attratto dai richiami della Maiella e degli eremi, che mi evocarono subito la personalità di Celestino, ricordato, troppo spesso, soltanto come unico Papa dimissionario della storia.
Di un papato oltretutto molto breve, una parentesi tra la vita negli eremi e la fine in un eremo-carcere, molto probabilmente ucciso (il suo cranio presenta un foro da punteruolo).
Uccisione non riconosciuta, per non dover santificare un martire.
Si santificò “soltanto” un eremita, Pietro Celestino.

Celestino V, mai direttamente nominato nel testo di Ardea ma la cui presenza aleggia in ogni verso, che 703 anni fa anticipò i Giubilei venticinquennali inaugurati proprio dal suo successore e “giudice” Bonifacio VIII con quella “Festa della Perdonanza” che la devozione popolare celebra ancora, ogni anno, nella spianata davanti alla facciata rosata di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, è un cardine di quel sentire che parte da Isaia e Geremia, così diversi e così “complementari”, passa per Giovanni evangelista, per Francesco d’Assisi ed arriva fino ad Angelo Roncalli da Sotto il Monte, a Lorenzo Milani, a Cesare Sommariva, ad Oreste Benzi e a tanti altri che non abbiamo conosciuto.

Le poesie di Ardea, che ho potuto leggere ieri sera, dopo che Alessandro me ne ha fatto partecipe, con gli accostamenti, nelle pagine a fianco, di versetti delle Sacre Scritture, ci fanno sentire come Celestino che, dal ventre della montagna, guarda verso fuori e verso le stelle, nelle gelide notti dell’inverno abruzzese, sferzate dalla bora che, senza ostacoli, attraversa l’Adriatico.

Come riuscissero a sopravvivere, quegli uomini, continuo a chiedermelo.
Le grotte carsiche, in inverno, danno tepore ma gli eremi sono appoggiati alla montagna ed il freddo uccide.
Il conforto di fuoco, vesti e cibo era misero.

Eppure ci sono andati e ci hanno vissuto.

Senza chiedere nulla in cambio, ma ricevendo affetto e derisione, amore e perfino persecuzione (e non solo da miscredenti), oggi, quando, come nel lavoro poetico e fotografico di Ardea, ne viene ricordata la vita, è sempre come se fossero seduti qui al nostro fianco.

Pero (Mi) , 11 novembre 2008


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