sabato 23 settembre 2017

Nuvole sparse: Sabatina Napolitano

Nuvole rosa

magari andremo alla biennale insieme quest’anno e saremo rotondi così come sono 
ora i miei fianchi stretti nella camicia blu e guarderemo una foto con nuvole rosa: 
un tramonto a Skye, isola scozzese di nubi.

Prima anni fa, guardavo fuori dalla finestra nuvole rosa nella mia casa a Montpellier 
leggevo Zagajewski a misurare il vuoto nelle sfumature, fare il verso agli oggetti
non mi chiamavi ancora per nome, il mio nome riposato che pronuncerai

scendendo in spiaggia per non sentire aria sul polso delle dita
e dimenticare il moto del cielo. Dopo così tanti anni
dei miei prodigi di bambina e del destino di donna,

preparerai non solo fragole e biscotti
leggerai poesie in inglese, deciso a prendere di me stessa
fino il fondo dei ricordi che accarezza un tavolo preparato per la cena.

E sfilerai la mia camicia blu quando sarò in cucina con le dita colorate a riempire 
bottiglie antiche e moderne quando davanti allo specchio leggo poesie
e si è fatta bianca ogni vertigine,

ogni porta è aperta, e toglimi lo sperma se non ti piace,
guardo questa foto e il cielo si fa visibile, quando non eri con me,
quando sarai con me ad accarezzarmi i piedi.

***

sono tutti convinti di rendere migliore il mondo.
La tua mancanza non mi ha migliorata, sei il tramonto di ogni personaggio 
shakesperiano, un porto di barche chiuse di notte dove mi siedo e torno a pensare

vibra in un museo il tuo nome che chiama lettere e pubblica in una antologia
di me e te, noi, tu sei fuori dall’ovvio del mondo
una linea di Kandinskij che leggevo in bus a La maddalena

nasco ancora nelle tue occasioni in paesaggi ispirati allo studio degli anni visitandoci
come bicchieri pieni del mio talento e del tuo uniti in un solo pasto una musica 
pulsante che include il tuo ricordo e il mio.

Tutto ciò che era dietro la distanza non lo conosci.
I giochi di abbandoni con la poesia, i vari amplessi.
Le pigne colada, le noci di cocco, le lettere ai testi.

So che tagli questa mela, e mi restituisci tutto il pianto,
e parlo al mondo rischiarato, queste nuvole non chiamano altezze
le trame sono cadute, le lettere chiuse in bottiglie,

dietro la distanza degli anni mi cambio ancora, solo per te.

***

mi ascolti. Mi ascolti dimmi quando ti tocco i capelli,
e cogli per me i nomi di tutti a difendermi dal mondo,
a levarmi le forme di diva abbandonata.

Ho scritto ovunque poesie anche di notte al mare,
intendi essere l’eccezione, voglio tornare a casa
la tua casa di uomo di petto, di mani

intendi procreare l’eccezione, e magari
passarla al valore di carriera, e guardarla con meraviglia
così sulla spiaggia il mio fondo di donna

potrà dire la tua promessa, sono stata nascosta negli anni
ma creata senza errori, le valigie, le lune che salgono
nel nostro letto dormono solo animali felici

nelle nostre sere solo spettacoli in voga
quando Sabatina torna a casa e ti racconta
brividi, domande abbandonate al fiume degli anni

e non ho più alcune visioni, la vita con la verità
ha prosciugato ogni bisogno di bugia.
Vero esistito senza tempo

leggero mi baci la gola, dammi ciò che è mio e vive
e trasforma tutto dammi tutto ciò che è mio e vive.
Non sarò mai la tua dea, solo la tua cerbiatta.

Quando Sabatina torna a casa e dice
fai ritorno alla futura moglie,
e poi in diagonale, tenuta con le spighe

dinanzi a un filare di alberi
le ore del giorno mutano mano nella mano.

Sabatina Napolitano
(inediti)



















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