giovedì 30 ottobre 2014

a Gianmario Lucini

di Vincenzo D'Alessio



Il mare ha il vestito rosso

dell’Autunno specchia le trine

delle nuvole le timoniere

dei gabbiani, un corallo

adorna il cielo vorrei

che fosse vero non un forno

dove si consumano le anime

dei poeti. Gianmario sei sceso

nel limbo degli eredi, noi

che amiamo madonna

Poesia. Più viva è la vita

l’unica che conosciamo

scogli di parole alle onde

del fare.



Un ricordo di Giovanni Nuscis

lunedì 27 ottobre 2014

La mia casa di Gabriele Oselini a S. Matteo (MN) 31 ott





VENERDÌ 31 OTTOBRE 2014 ORE 21.00

Presso il centro socio-culturale M. Beltrami,

S. Matteo via Ghetto 5



READING DI POESIE

presentazione della raccolta di poesie
  
con il Prof. GINO RUOZZI
AL PIANOFORTE MARINO CAVALCA

http://farapoesia.blogspot.it/2014/04/renzo-montagol-su-la-mia-casa-di.html



lunedì 20 ottobre 2014

Bandita la prima edizione del Premio letterario "Città di Fermo"


La Libera Associazione Culturale ARMONICA-MENTE di Fermo presieduta da Nunzia Luciani, con il Patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Fermo e del  Comune di Fermo, indice la Prima Edizione del Premio Letterario “Città di Fermo” regolamentato dal presente bando di concorso.
  
  1. Il Premio letterario è articolato in due sezioni:
Sezione A – Poesia a tema libero
Sezione B – Racconto a tema libero
Non verranno accettati testi in dialetto o in lingue diverse dall’italiano.
Il genere letterario dell’haiku non verrà considerato collocabile all’interno della sezione A.
Si potrà partecipare con poesie e racconti –sia editi che inediti- ma nel caso degli editi non dovranno aver conseguito un 1°, 2°, 3° premio in precedenti concorsi letterari.

  1. Per la sezione Poesia si potrà partecipare inviando un unico testo poetico munito di titolo, che non dovrà superare i 35 versi di lunghezza (senza conteggiare le spaziature tra strofe).

  1. Per la sezione Racconto si potrà partecipare inviando un unico testo narrativo munito di titolo che non dovrà superare le 4 cartelle editoriali (una cartella editoriale corrisponde a 1800 battute spazi inclusi).

  1. Quale tassa di partecipazione è richiesto il pagamento di 10€ per partecipare ad un’unica sezione e 15€ per partecipare ad entrambe le sezioni. Il pagamento dovrà avvenire secondo una delle modalità descritte al punto 6 del presente bando.

  1. Il partecipante dovrà inviare il testo che propone al concorso in 6 copie cartacee, tutte rigorosamente anonime, assieme alla ricevuta del pagamento e la scheda contenente i propri dati personali per via cartacea entro la scadenza del 30 gennaio 2015 all’indirizzo del Presidente di Giuria, indicando quale indirizzo il seguente:

Premio Letterario “Città di Fermo”
c/o Dott. Lorenzo Spurio 
Via Toscana 3
60035 –  Jesi (AN)

  1. Il pagamento potrà avvenire con una delle seguenti modalità:
Postepay
Numero tessera: 4023 6006 6599 3632  
Intestata a Nunzia Luciani         –        CF: LCNNNZ54H48G920P
Causale:  I PREMIO LETT. “CITTÀ DI FERMO”

Bonifico bancario 
IBAN: IT24X0538769660000000553815
Intestato a Armonica-Mente     
Causale: I PREMIO LETT. “CITTÀ DI FERMO”

  1. Non saranno accettate opere che presentino elementi razzisti, denigratori, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione di ciascun tipo.

  1. La Commissione di giuria è composta da esponenti del panorama culturale e letterario legato alla Regione Marche:
Sezione A – Poesia –
Lorenzo Spurio – Presidente di Giuria
Susanna Polimanti – Presidente del Premio
Lella De Marchi – Componente
Asmae Dachan – Componente
Renata Morresi – Componente
Cinzia Franceschelli – Componente

Sezione B – Racconto-
Lorenzo Spurio – Presidente di Giuria
Susanna Polimanti – Presidente del Premio
Marco Rotunno – Componente
Fabiano Del Papa – Componente
Cesare Catà – Componente
Luca Rachetta – Componente

Il giudizio della Giuria è definitivo e insindacabile.

  1. Saranno premiati i primi tre poeti vincitori per ciascuna sezione. Il Premio consisterà in:
Primo premio: targa o coppa, diploma con motivazione della giuria e 150€
Secondo premio: targa o coppa, diploma con motivazione della giuria e 100€
Terzo premio: targa o coppa, diploma con motivazione della giuria e libri.
La Giuria inoltre procederà ad attribuire Menzioni d’Onore e Segnalazioni a vario titolo quali ulteriori premi, a discrezione del giudizio della Giuria.

  1. La cerimonia di premiazione si terrà nelle Marche, a Fermo (in un luogo che verrà indicato con precisione in un secondo momento) in un fine settimana di Maggio 2015. A tutti i partecipanti verranno fornite con ampio preavviso tutte le indicazioni circa la premiazione.

  1. I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione per ritirare il premio. In caso di impossibilità, la targa/coppa e il diploma potranno essere spediti a casa dietro pagamento delle spese di spedizione, mentre i premi in denaro non verranno consegnati e saranno incamerati dall’Associazione per future edizioni del Premio.

  1. Tutti i testi dei vincitori, dei selezionati e dei menzionati a vario titolo saranno pubblicati nel volume antologico che sarà dotato di regolare codice ISBN e che sarà presentato nel corso della premiazione.

  1. La partecipazione al concorso implica l’accettazione di tutti gli articoli che compongono il bando.


NUNZIA LUCIANI – Presidente Ass. Culturale ARMONICA-MENTE
SUSANNA POLIMANTI – Presidente del Premio
LORENZO SPURIO – Presidente di Giuria

giovedì 16 ottobre 2014

Su Ma sempre ti perdo, mia vita d Maria Di Lorenzo

recensione di Vincenzo DAlessio


http://www.faraeditore.it/html/siacosache/masempretiperdo.html
 
La nuova raccolta poetica di Maria Di Lorenzo Ma sempre ti perdo, mia vita pubblicata da FaraEditore 2014 nella collana: “Sia cosa che” , è il frutto di una lunga narrazione, avvincente, seducente, incline al solipsismo nelle tre sezioni finali della raccolta. La narrazione ha il filo conduttore nel tema filosofico della pura fede e della realtà contingente legata all’esistenza della poeta e ai suoi ricordi.
La poesia è modulata nelle prime tre sezioni (“In doppia immagine” / “Effimera” / “I nomi dell’assenza”) con una forza poetica affidata all’esperienza arricchita dalla frequentazione di grandi Autori del trascorso Novecento. Temi consoni alla pura ricerca della strada inconfondibile tracciata dal dialogo gnoseologico-metafisico, scaturiti dal verso genetico apposto all’inizio del dialogo con il lettore: “Ogni crescita è morte, è morte ogni nascita” (pag. 13).
Le esperienze, l’ascolto, le ripetute analisi dell’Io trascendente quotidiano, sono misurati da quei “non” e quei “ma” che compaiono all’interno delle composizioni poetiche: il vivere nella botte, scaldati dalla luce del sole, pervasi dal desiderio profondo della ricerca, del contatto con l’Infinito: “in luogo del viaggio / al cuore di te stesso / ritorno che non riesce a compiersi” (pag. 15).
In questa prima parte ritorna l’immagine riflessa nel dipinto del romanzo di Oscar Wilde Il ritratto di Dorian Gray, la consapevolezza del vissuto, il dramma tutto umano che alla fine della raccolta recita nel cuore del lettore, in un vocativo ammaliante: “Ma sempre ti perdo, mia vita / e non ti conosco” (pag. 86). Un inganno volontario e filosofico attraverso i versi ché la ricerca non si estingue ma come il “roveto ardente ” apparso a Mosè continua a brucia nell’anima della poetessa e nelle lotte di chi crede cristianamente.
Bella è la poesia Portico d’Ottavia (pag. 33), ripresa dal romanzo omonimo di Anna Foa, tema intramontabile che unisce e divide popoli e terre, incastonata nella Roma che troverà nelle sezioni seguenti di questa raccolta un’ampia e sistematica fonte di ricerca eretica, proprio come accadde al monaco Martin Lutero toccato da Dio nella profondità dell’anima, deluso dal comportamento della Chiesa di Roma. Maria Di Lorenzo rende tutta la drammaticità degli eventi che oggi attanagliano il Clero nella splendida poesia: Carmina (pag. 41). I versi che seguono sono pure “diottrie” (pag. 44) per il lettore: “Angelina, il tuo cuore divelto è l’albatro / inerme di questa città / martoriata, un punto incandescente / sotto le stelle che presidiano il tempo. / (…) ci condanna perpetuo / questa luce di vecchie falene / che non conosce certezze / ma un varco / ci addita segreto nel cuore di Roma.”
Tornano alla mente le melodie dei Carmina Burana del XII secolo che nella tremenda satira contro la Chiesa di Roma, la corruzione legata alla ricerca sistematica del potere terreno, aspirava a dare una strada nuova, di umiltà, di privazioni, al potente clero che sedeva accanto al trono di San Pietro.
Forte e vibrante è la Fede Cristiana nei versi dell’Autrice. Incessante il credere oltre la soglia dell’umano sentire tanto che il nuovo padre, Cristo stesso, si sostituisce al padre terreno che l’ha generata e protetta: “(…) appariva col passo leggero del vento / tuo padre” (Gli occhi del padre, pag. 42) –  “(…) io non ti chiamerò più padre / ora che un altro Padre conosco” (Come cercare, pag. 49). E ancora nei versi nei quali l’adesione alla Fedeltà, fino alla morte, si compone nel pensiero e nei versi che seguono: “Il tuo nome è Fedeltà. / Per questo solo io ti amo” (pag. 51).
Il lettore, oggi, potrebbe non percepire interamente quest’immensa fiducia nella Fede né la ricerca di quell’acqua che toglie definitivamente la sete dalle cose terrene, confidando in affermazioni che appartengono ai martiri e ai santi: “(…) Quando potrò venire / a contemplarti nella luce, tu / luce soavissima che tutto / attrai nel tuo cerchio / di amore perfetto?” (pag. 52). L’Autrice include la perdita dell’esistenza non come un danno, una condanna dettata alla nascita, ma come il lasciare il proprio corpo e questa realtà terrena belli anch’essi ma opachi rispetto alla “luce infinita”.
La narrazione si avvale dell’enjambement per fluire nella personalissima poetica dell’Autrice. La poesia vibra in molti momenti della presente raccolta, facendosi spazio nel pensiero filosofico, proprio al richiamo meridiano dei versi del Nobel Salvatore Quasimodo della poesia Vento a Tindari. Scrive Di Lorenzo: “(…) Mondo girovago / in marcia sotto un cielo / nero, rasente ora cammina / ai binari della ferrata / strada di una galleria / che conduce al mare / e l’agguato ignora del sole / buio, / la vaporiera” (Non è che un ricordo, pag. 36).

martedì 14 ottobre 2014

Su Quaderno di frontiera di Gabriella Bianchi

recensione di Renzo Montagnoli pubblicata in Arteinsieme.net


Quando la Poesia è Arte 

Quaderno di frontiera è l’opera vincitrice assoluta del Concorso Faraexcelsior 2014 organizzato dalla casa editrice Fara di Rimini che si occupa prevalentemente della pubblicazione di opere di poesia. Premetto che spesso sono scettico sulla validità dei testi premiati in questi concorsi, perché troppe volte mi sono trovato in deciso contrasto con le valutazione della giuria, ma in questo caso, pur non conoscendo i lavori degli altri partecipanti, sono rimasto piacevolmente colpito dalla qualità complessiva di questa silloge. In verità le qualità sono più d’una e, prima fra tutte, fatto inconsueto, la straordinaria comprensibilità, frutto di una capacità non comune di tradurre in versi stati emozionali o riflessioni non certo facili. Secondo me questa è la strada che dovrebbe percorrere oggi la poesia, per poter essere apprezzata dai più e infine anche per perpetuarne l’autentica e originaria natura, che nel tempo e soprattutto negli ultimi anni si è svilita in composizioni prosastiche, sovente incomprensibili e che comunque rendono difficoltoso, se non addirittura impossibile, l’approccio del lettore. Che c’è di meglio di versi piani e scorrevoli in una struttura equilibrata e armonica per invogliare chi legge a fare proprio il messaggio del testo? Direi che in questo Gabriella Bianchi ci è riuscita (da Alla madre scomparsa: (Al di là degli elementi consueti / in quale treno sei / in quale traghetto o transatlantico / in quale aereo diretto dove? /…). L’eterna ricerca di un “dopo” è ben espressa, in un senso di solitudine che è proprio di chi ha perso un proprio caro, e nel caso specifico la mamma, che fra tutte e tutti è la più cara.
Le tematiche affrontate sono molteplici e spesso possono celarsi sotto versi che magari introducono a una stagione, come in Cerimoniale d’autunno (…/ L’aria profuma di mele rosse, / ma sui panni stesi ad asciugare / il vento lascia lacrime / di genti lontane / sopraffatte dalla sete. / Di loro non resta traccia.) Poesia questa di impegno civile, sofferta e anche lancinante nella chiusa, dove è possibile intendere quel “Di loro non resta traccia” come un qualcosa di talmente lontano di cui la gente non si accorge. Vediamo il dolore che ci tocca da vicino, ma già un metro più in là non ce ne accorgiamo e quindi è ovvio immaginare che i derelitti del pianeta si consumino nel più grave dei nostri peccati: l’indifferenza.
È impossibile parlare di tutte queste belle poesie, ma di una, che rientra nel mio sentire in modo spiccato, ritengo sia giusto dire un po’ più di due parole;  è quella che è mi piaciuta di più, non voglio dire che è la più bella, perché, mi ripeto, sono tutte belle, ma il ricordo di un tempo più a misura d’uomo, contrapposto all’attuale frenesia, è troppo importante per licenziarla magari solo con una frasettina. Ed è per questo che intendo assaporarla, suggere come un nettare ogni verso.
Gabriella Bianchi scrive:

Nella mia infanzia c’era solo il treno 
e qualche bicicletta arrugginita.
In due soli versi il ritratto di un’epoca, di un’Italia martoriata dalla guerra che faticosamente cercava di tornare a vivere. 

Percorrevo sentieri tra gli arbusti
colmi di sputi d’insetti misteriosi. 
Per i bambini, per quelli poveri, ed erano quasi tutti poveri, i giocattoli erano spesso un miraggio, ma in cambio c’era una natura incontaminata da esplorare.

Le auto in città o sulla via maestra
erano poche. Intorno
era tutto selvatico,
poco o niente si era mosso nelle case
e nei meandri del pensiero umano.
C’era come un tempo fermo, ripetitivo, in un’atmosfera rallentata.

La levatrice interrompeva la quiete 
quando spuntava con la sua Lambretta
anche di notte. 
Il resto
era un’isola perduta nel folto 
dai cui spiragli si vedeva la città, 
ma la città non vedeva noi 
e questo ci salvava.
Sì, la nuova era cominciava dalla città, in cui la vita era diversa e non guardava mai alla campagna, considerata quasi un accessorio di poco conto; era ancora lontana l’epoca della folle cementificazione, dei centri urbani che con i loro tentacoli soffocheranno la campagna.

Restavamo innocenti a giocare 
sulla strada 
tra il fiato delle cantine 
e un forte odore di trinciato. 
L’aria pungeva lieve
di clorofilla.
L’innocenza non era solo dei bambini, ma di una civiltà, prossima a essere soppiantata, che non conosceva il mito del denaro per il denaro, che si accontentava di quel poco che c’era e poteva inspirare l’aria profumata dei prati, non quei gas venefici che oggi ammorbano e ammalano. Una volta si andava in campagna perché l’aria era più salubre; oggi non è più possibile, perché concimi e anticrittogamici hanno intossicato prima i polmoni e poi il cervello. Era un’epoca dell’innocenza, una sorta di Arcadia di cui ormai pochi possono serbare il ricordo.

Leggete questa silloge, perché così leggerete la Poesia, quella con la P maiuscola, quella che scende fino al cuore e rasserena, quella che, quando è così, è Arte.


Gabriella Bianchi è nata e vive a Perugia.
Ha pubblicato sei volumi di poesie: L’etrusca prigioniera 1984, Canzoniere 1990, Giardino d’inverno 2005, Cartoline da Itaca 2005, Il paradiso degli esuli 2009, Il cielo di Itaca 2011. È presente in varie antologie nazionali. Ha vinto alcuni primi premi. La sua silloge Il sogno breve è inserita nell’antologia Faraexcelsior 2013. Hanno parlato della sua poesia: Mario Luzi, Valerio Magrelli, Davide Rondoni, Maurizio Cucchi, Vincenzo D’Alessio (“L’intensità dell’esperienza vissuta trapela in ogni verso, segue una musicalità antica come il canto di Orfeo per Euridice.”).

lunedì 13 ottobre 2014

domenica 12 ottobre 2014

Su I giorni e le strade di Carla De Angelis


recensione di Piero Lo Iacono

 



Poesia itinerante in cammino, on the road, quella di Carla De Angelis dove predomina il tema del cercare e del ricercare. La ricerca come fulcro nodale e snodante intorno a cui ruota tutta la silloge poetica della poetessa ubbidiente a quell’imperativo morale ed esistenziale del “devo trovare” che detta e ispira questo viaggio. E basta tornare a rileggere il titolo della raccolta che contiene la parola cruciale “strade”, ovvero cammini, camminamenti, movimenti, viandanze in progress, in fieri, che stimolano il lettore a farsi, come l’autrice stessa, globe-trotter di stupore, curioso viandante girovago di quel mondo cosmo (il “Dasein” heideggeriano) in cui esiste e si affanna tanto. L’autrice si augura che queste strade” siano piene di impronte di mani e piedi, che siano cioè percorse, trascorse, scorse, poiché una strada senza impronte non è una strada ma un deserto non vissuto e non degno di vita.

Così ci imbattiamo in una anima in cerca di “mandrie di immagini” (pag. 30), “in cerca di un lampo nel temporale” (p. 16), che dichiara “ho aperto una nube e l’ho cercata / nelle gocce” (pag. 22), che cerca di compiere gesti e atti non comuni, inconsueti come “salire su una stella”, “attraversare parole nuove”, o andare a cercare “un’età che non torna” in un giorno preciso del 2011 quando un allarme di salute preoccupa e impensierisce la nostra autrice.

E nella “risonanza” più polisemica possibile va interpretata la ricerca che impregna questo libro. Ricerca intesa anche come lavoro creativo, curiosità, cleptomania poetica del rubare per custodire, l’occasione fa l’uomo ladro, anzi poeta. Così leggiamo “rubo all’istante il suo significato” pag. 18, “corro a catturare sillabe” p. 19 rapino parole, rubo il profumo del pane. Ricerca intesa anche come un’altra voce del verbo amare, una forma d’amore, un tipo di ascolto, un’empatia, un invito all’apertura, e un rifiuto di ogni chiusura individuale o di coppia: “ci amiamo così tanto / che non siamo utili a nessuno”, p. 64. Vi trapela una sottesa critica alle moderne relazioni umane consumate ed esaurite tra in click e un touch.

Vi si coglie la tenera e innocente attesa dickinsoniana nata come per gemmazione da un apparente minimalismo fisico e metafisico: “questa notte lascio una ciotola / alla finestra” p.15, la poetessa come una vestale-sacerdotessa che “si nutre di attesa / e mormorii” p. 29, chiede, anche a sé stessa, di voler ascoltare “il silenzio delle sirene”, un ascolto a cinque sensi che colga e celebri la natura nel suo mistero più inattingibile e nella sue bellezza più impareggiabile.

La speranza è che ci sia “una mano sempre pronta ad aprire” p.62.

Grazie Carla!

giovedì 9 ottobre 2014

News da Adele Desideri

Gentili lettori, segnalo quanto segue

*Presentazione di Stelle a Merzò di Adele Desideri (Moretti&Vitali 2013), Camerata dei poeti di Firenze, Auditorium Ente Cassa di Risparmio , Via Folco Portinari 12, Firenze. Introducono Lia Bronzi e Carmelo Consoli. 16 ottobre 2014, ore 16.30

*Le donne e la poesia, a cura di Cinzia Demi e Adele Desideri. Coordina Tomaso Kemeny. Palazzina Liberty, Largo Marinai D'Italia, Milano, 13 novembre, ore 21
Interventi di Maddalena Capalbi, Daniela Marcheschi, Rita Pacilio, Margherita Rimi

Cinzia Demi e Adele Desideri intendono verificare quale sia lo stato dell’arte nell’ambito della poesia scritta, letta, vissuta, riflessa, delle scrittrici italiane che nell’epoca contemporanea lavorano, producono, pubblicano e si distinguono per l’impegno - anche  sociale - come intellettuali e come artiste.
Saranno quindi coinvolte, nell’arco di diversi e successivi eventi, alcune poete che, nell’esporre il proprio pensiero e la propria opera, rivelino anche il proprio impegno, il proprio stare nel mondo, e spieghino come i loro versi, o i loro saggi, possano rappresentare un proficuo mezzo di comunicazione e un valido strumento euristico per la riflessione e l’azione nel sociale.
Insieme con Tomaso Kemeny, infatti, Cinzia Demi e Adele Desideri, sono convinte che questa sintonia di prassi, poesia e critica da parte delle donne sia, nel presente contesto sociale, un necessario, inappuntabile spunto di riflessione, riguardo alle più profonde domande di senso.

*Presentazione del romanzo di Gabriella Colletti La nostalgia dei girasoli  (Manni Editori 2014), relatori: Vincenzo Guarracino e Feliciana Robles. Officina Coviello, via Tadino 20, Milano sabato 8 novembre 2014, ore 18. Segue rinfresco.
Una storia di tante storie che attraversano generazioni, dagli anni Cinquanta ad oggi, nella Russia e nell’Est sovietico e post caduta del Muro: sogni e sconfitte, e poi una luce di speranza, di riscatto.

*Table of contents  di Gradiva, International Journal of Italian Poetry, Rivista internazionale di poesia italiana, n. 45, Spring 2014, Leo S. Olschki Editore. 



CONTENTS



ITALIAN POETRY
Franco Manescalchi, Momenti (poesia autografa)
Sebastiano Aglieco, I perduti che siamo; Canzone per i morti; Tu che ritorni bambino
Lino Angiuli, Scatti riscatti
Eugenio Lucrezi, Amelia Rosselli racconta la morte di Osama Bin Laden; Il campo; Gregor; Fluxus; Inside looking out
Emilio Rentocchini (con una Nota di Antonello Borra)

ESSAYS & NOTES Omaggio a Gianfranco Palmery, 1940-2013
Domenico Adriano, Il viaggio tra “tenebre e cielo” di Gianfranco Palmery
Sauro Albisani, Dittico per Palmery
Annelisa Alleva, Alla radice della voce: ricordo di Gianfranco Palmery
Barbara Carle, Su Garden of Delights: Introduzione e Postfazione
Francesco Dalessandro, La prosa dei giorni
Fabrizio Dall’Aglio, A Gianfranco Palmery
Rodolfo Di Biasio, Memoria di Palmery
Luigi Fontanella, Le mani di Palmery
Annalisa Macchia, Per Autoritratto con tenebre
Nancy Watkins, Inside the Poet’s Room

INTERMEZZO
Franco Casadei, I luoghi dell’anima; Dentro l’inverno
Carlo Gabbani, Winterreise
Fausta Squatriti, Vietato entrare

TRANSLATIONS
Alfredo de Palchi, Il Cristo nell’Oliveto (1844) di Gérard de Nerval
(con una Nota di Luigi Fontanella)
Paolo Lagazzi, Sulla traduzione inglese della Camera da letto
di Attilio Bertolucci
Antonietta Dell’Arte (trad. di Paolo Maria Noseda e Ciro Caramiello)

POETS & POETICS
Sauro Albisani, Pimples, or rather on my Poetry

ITALIAN POETS IN/OF AMERICA (a cura di Michael Palma)
Stephen Campiglio, Surge
Robert Cataldo, Ancient find
Lewis Turco, Giovanni Pascoli’s Garden

SEMINA LUMINA (a cura di Giancarlo Pontiggia)
Laura Corraducci, La pietra oggi racconta un’altra storia; Lasciami par­tire non temere; Con la nebbia stasera mescoli la voce; La notte del giu-dizio l’hai cercata; Tre centimetri di pelle ti ho cucito; Il vento che tu senti non è il volo

OLTRE MARGINE (a cura di Luigi Cannillo)
Siti poetici. Siti web tra archivio e vetrina

SGUARDI (a cura di Mario Fresa)
Paolo Romano, Verticale azzurra, Salvacondotto, Collezioni minime, Spazi immobiliari

I PENSIERI DI PRUFROCK (a cura di Maurizio Cucchi)
Per Vittorio Sereni

RIVISITAZIONI (a cura di Michele Brancale)
La “duplice vita” di Luciano Fintoni

REVIEWS
M. Bonicatti, Note dantesche, e altre (P. Perilli); N. Di Stefano Busà e An­tonio Spagnuolo (a cura di), Vent’anni di attesa (G. Panella); P. Lagazzi, Le lucciole nella bottiglia (A. Desideri); E. Macadan, Il cane borghese (L. Salvi); A. De Simone (a cura di), Il cielo sull’altura (S. Aglieco); A. Catà, Continenti persi (S. Aglieco); M. Lecomte, Intanto il tempo (S. Aglieco); A. M. Guidi, Senz’alfabeto (A. Macchia); E. Lucrezi, mimetiche (E. Di Tommaso); L. Argentino, L’ospite indocile (I. Mugnaini); P. Carravetta, L’infinito (P. Perilli); E. Dickinson, Rosso, purpureo, scarlatto (P. Perilli); M. De Santis, La polvere nell’acqua (E. Rega)

RASSEGNA DI POESIA (a cura di Plinio Perilli, con la collaborazione
di Sebastiano Aglieco, Elio Grasso, Annalisa Macchia, Ivano Mugnaini)

LIBRIDINE (a cura di Luigi Fontanella)

CONTRIBUTORS


*
Etica e bellezza. Atti del Convegno, Lugano 26 novembre 2013, a cura di Adele Desideri e Gilberto Isella, in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana. Interventi di Michele Amadò, Giuseppe Curonici, Adele Desideri, Tomaso Kemeny, Gilberto Isella, Quirino Principe. I Quaderni del P.E.N., GuaraldiLAB/EUSI (Edizioni universitarie della Svizzera Italiana, 2014)

*Antologia L’Amore dalla A alla Z, I poeti contemporanei e il sentimento amoroso, a cura di Vincenzo Guarracino (puntoacapo, giugno 2014)

*Recensione di Alessandro Magherini a Adele Desideri, Stelle a Merzò (Moretti&Vitali, 2013), pubblicata ne L’immaginazione, Anno XXX, n. 282, luglio-agosto 2014, Manni, S. Cesario di Lecce, pag. 59-60.


Adele Desideri, Stelle a Merzò, Moretti& Vitalieditori, Bergamo, 2013
Nella sua ultima raccolta di poesie – la quarta dopo Salomè (2003), Non tocco gli ippogrifi (2006), Il pudore dei gelsomini (2010) – Adele Desideri riferisce di una storia d’amore raccontatale «dalla viva voce della protagonista», storia di cui, a sua volta, Adele si fa narratrice, quasi che la protagonista – come un’eteronima che ha perduto il suo nome – potesse diventare un indefinito alter ego da offrire al lettore come possibile specchio in cui riflettere brame e sofferenze.
E così è perché può scattare automatico il vedersi in una o in un’altra parte di quegli attori che, nel testo, giostrano su un palcoscenico notturno che ha come spettatori le stelle. Stelle a Merzò, appunto: cieli trapunti su oscure boscaglie e il paesaggio selvatico, al tempo stesso deserto e pieno di vita, della Val di Vara.
Su quei sentieri, fra quelle case semiabbandonate, è facile per l’anima intraprendere viaggi malsicuri in cui, forse, la scrittura trova l’eccitazione da cui scaturire e fornisce il passamano della salvezza.
Bella è la geografia di Merzò: il monte Gottero sovrasta un banchetto crepuscolare che prelude a un viaggio di nebbie ed amplessi, lo Stige è attraversato su un vecchio furgone, si accendono sigarette e le parole si fanno allusive: «Donna del pane nuziale, / anfora – madrigale – / sono alcova, Cibele / di proibiti affanni».
Stelle a Merzò è, forse, per Adele Desideri il libro della pienezza poetica, dove lo sguardo dell’autrice, sorretto dal veicolo dell’intensità emotiva, trova uno slancio nuovo, si affaccia ardimentoso verso un “altro da sé” da cui riceve in premio un linguaggio che sa trovare musica nel carbone e gioia nel pianto.
Alessandro Magherini
Pubblicata ne L’immaginazione, Anno XXX, n. 282, luglio-agosto 2014, Manni, S. Cesario di Lecce, pag. 59-60


*Audio relativo allla presentazione del mio libro Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013) - relatori Paolo Lagazzi, Tomaso Kemeny, Francesco Napoli, Alberto Sinigaglia, accompagnamento musicale del maestro Emanuele Pegorari - tenutasi martedì 12 novembre 2013, ore 21, presso la Sala del Grechetto, Palazzo Sormani, via Francesco Sforza 7, Milano. Si può ascoltare sui seguenti siti e canali, postato il 9 settembre 2014, con il titolo Una storia d’amore:
www.letteraturadigitale.com
, sezione Books
Youtube “Letteraturadigitale”: http://youtu.be/t_KNQE9ylag
<http://youtu.be/t_KNQE9ylag>


Bisogna avere ancora Caos dentro di sé per partorire una stella danzante
(Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra)
 
Adele Desideri