Recensioni » Sotto il sole (sopra il cielo), di Alessandro Ramberti, edito da Fara | 21/12/2013 | |
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sabato 21 dicembre 2013
Su Sotto il sole (sopra il cielo)
recensione di Renzo Mongagnoli
pubblicata in www.arteinsieme.net
giovedì 19 dicembre 2013
È uscito Il confine del sogno di Giorgio Mazzanti
Giorgio Mazzanti, nato a Pesaro, vive a Firenze e insegna Teologia dei sacramenti a Roma. Accanto agli studi dei Padri della Chiesa, della Teologia e del simbolo, ha sempre avuto passione per i poeti e per la poesia che considera una dimensione indispensabile della vita. Ha pubblicato testi di poesia: Il Canto della Madre, Stranito, Nella adorata luce, Ma nulla ci saziò. Si è soffermato sulla natura della poesia con Tra soffio e carne ma anche sulle opere poetiche di Margherita Guidacci, di Mario Luzi e del suo amico sacerdote don Fernando Flori, di cui sta curando i Diari. |
Giorgio Mazzanti
€ 13,00 pp. 162 (Nefesh 7) |
domenica 8 dicembre 2013
Reading poetico "Disagio psichico e sociale" il 15 febbraio p.v. a Firenze
sabato 15 febbraio 2014
Reading poetico “Disagio
psichico e sociale” a FIRENZE
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
Il reading
poetico “Disagio psichico e sociale” organizzato dall’Associazione Culturale TraccePerLaMeta
e dalla rivista di letteratura Euterpe, con la collaborazione di Deliri Progressivi e con il
Patrocinio del Comune di Firenze e della Provincia di Firenze, dopo le date di
Palermo e di San Benedetto del Tronto (AP) è giunto al suo terzo appuntamento.
Il reading è
stato inserito all’interno della programmazione dell’evento dal titolo “Disagio
e Letteratura” che si comporrà di una conferenza di letteratura e di interventi
medici sui disturbi alimentari (il cui programma integrale verrà diffuso presto)
e che si svolgerà a FIRENZE il 15
Febbraio 2014 a partire dalle ore 16:00 in una location del centro che
sarà prontamente comunicata.
(Il reading
è previsto alle 17:30 ca.)
Ogni
partecipante potrà leggere un massimo di 2 liriche che dovranno:
- essere di
completa produzione dell’autore;
- non
superare i 30 versi ciascuna;
- attenersi nelle linee generali al tema del
disagio proposto.
Le poesie, corredate
dei propri dati personali (nome, cognome, mail, tel.), dovranno essere inviate
in formato digitale in Word entro e
non oltre il 1° gennaio 2014 ad entrambi gli indirizzi mail: lorenzo.spurio@alice.it e dulcinea_981@yahoo.it specificando nell’oggetto “Reading disagio”.
E’ richiesto
ai poeti di incollare sotto le poesie che presenteranno le seguenti
attestazioni:
1.
Attesto che la poesia che presento
al reading è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.
2.
Autorizzo il trattamento dei miei
dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e successive modifiche e acconsento
alla pubblicazione di questo testo nell’opera antologica, senza avere nulla a
pretendere né ora né mai.
Gli
organizzatori si premureranno di raccogliere tutte le liriche pervenute in un
volume antologico dove pure troveranno posto gli atti della conferenza
“Letteratura e disagio” e gli interventi medici sui disturbi alimentari del
quale verranno fornite tutte le indicazioni ai partecipanti.
Detto volume, il cui acquisto non è obbligatorio
ma resterà come testimonianza per tutti i partecipanti del lavoro
svolto, sarà disponibile alla vendita il giorno dell’evento al costo di
12€ (prima copia) e 10€ (copie successive).
Gli autori
delle poesie inviate dovranno presentarsi il giorno del reading, pena
l’eliminazione delle poesie in scaletta per la lettura. Non saranno accettate
deleghe per la lettura in sede del reading, né letture a distanza tramite
sistemi di videoconferenza.
Per info:
Lorenzo Spurio - Direttore
Rivista Euterpe - lorenzo.spurio@alice.it
Annamaria Pecoraro –
Direttrice Deliri Progressivi – dulcinea_981@yahoo.it
Labels:
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venerdì 6 dicembre 2013
Una nota su Alluminio di Mario Fresa
Una nota di Vincenzo Di Oronzo
su
Alluminio di Mario Fresa
Mario Fresa (1973) |
La silloge si dispiega in una partitura immaginale
dell’eros.
Tra cristalli varianti e fulgide accensioni di
Psiche, i corpi si svolgono come bende del desiderio, nella prosodia dell’istantaneità:
le «dita nell’argilla del silenzio», la «lingua sconosciuta», quando suona «la
notte della rincorsa» o «l’obliquo amore» della rifrangenza.
È lo status della rêverie, teorizzato da Gaston Bachelard, in cui il lampo onirico si
condensa in una lucida e sognante polisemia dell’io: nel «sonno che annuncia fuochi
di serpente», nella «ricaduta dell’ultima foglia», che scandisce una clessidra bianca,
mentre gli innamorati si scoprono «superstiti» nella nudità perduta, che esplode
all’uscita a sé, dalle curve del sacro.
Le scene si incantano nella greca stupefazione del
mito, nella fulgida simultaneità noumenica.
Così si susseguono cerimonie iniziatiche: quella
della «voce» che scivola tra gli splendori spezzati, l’altra che tocca il
nirvana della metamorfosi: «questo piede si è trasformato in vento».
E il tempo? È quello degli orologi molli di Salvador Dalì.
Vincenzo Di Oronzo
Mario
Fresa, Alluminio. Introduzione
critica di Mario Santagostini. LietoColle, collana “Aretusa”, 2008, pp. 40.
martedì 3 dicembre 2013
Il Fruscio di Angela Caccia 3° classificato al Premio Di Liegro 2013!
Vivissimi complimenti!
al link qui sotto la scheda del libro con i link alle recensioni e agli altri premi vinti:
www.faraeditore.it/html/siacosache/fruscioulivi.html
SEZIONE C – Poesia edita
1° Salah Al Hamdani, Rebâtir les jours (Ricostruire i giorni)
al link qui sotto la scheda del libro con i link alle recensioni e agli altri premi vinti:
www.faraeditore.it/html/siacosache/fruscioulivi.html
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA DON LUIGI DI LIEGRO
Il Premio promuove lo studio e la
valorizzazione dell’arte poetica quale strumento di emancipazione dello
spirito e di affinamento della percezione della realtà, insieme ai
valori di solidarietà e accoglienza che furono propri dell’opera di Don
Luigi Di Liegro.
Video della motivazione di Dante Maffia qui
https://www.youtube.com/watch?v=M-a-SPCyox8
Video della motivazione di Dante Maffia qui
https://www.youtube.com/watch?v=M-a-SPCyox8
SEZIONE C – Poesia edita
1° Salah Al Hamdani, Rebâtir les jours (Ricostruire i giorni)
Oceano di luce all'Università per Stranieri di Perugia 11 dic
Sui versi di Francesco Filia in Labyrinthi Vol. 3 e altrove
AA.VV., Labyrinthi. Vol. 3
a cura di Ivan Pozzoni
Limina Mentis, 2013
recensione di Vincenzo D'Alessio
Nell’Antologia Poetica, curata da Ivan Pozzoni, è stata accolta una composizione del poeta Francesco Filia, dal titolo Le cose a pagina 85. Ancora una voce meridionale e meridiana che riscuote consensi. La sua raccolta La neve – edita da Fara nel 2012 – sarà presentata al pubblico milanese proprio in questi giorni. Quale meraviglia porterà la neve del Nostro nel Nord innevato?
La meraviglia del dialogo umano con le cose che ci circondano. Nel segno del pensiero greco che si è alimentato in questa bellissima parte dell’Italia che è il Sud. Permane l’ascolto della voce, o del coro, degli innumerevoli nomi delle “cose ”che ci circondano. È proprio il meravigliarsi, lo stupore di fronte alle cose, il percepire le tonalità dei colori e dei suoni che hanno plasmato dopo Aristotele la filosofia dell’Occidente. Un pensiero che è il pensiero del dialogo con il Creato e il fine ultimo al quale giungiamo mentre si vive: la libertà dell’essere.
L’autore ha testimoniato ampiamente questo percorso nella raccolta La neve quando scrive: “Correvamo con la neve in tasca per paura che svanisse ”(XXII frammento, Napoli 2007). Quanta necessità ci sarebbe oggi di tornare alla meraviglia di fronte alle cose del mondo! Nella poesia contenuta nell’Antologia Labyrinthi il pensiero poetico si rifà alle categorie di un ordine reale e nel contempo immaginario: “L’ordine delle strade e dei visi”; “La regola degli elementi” – come non avvertire l’invito del poeta di tornare ai canoni della Morale che danno significato “ai gesti” alla “(…) linea che separa / un sorriso da questo ghigno”.
La violenza si è scatenata nella società contemporanea per accaparrarsi il bene utile alla sopravvivenza e all’avere di più, per sé, per i propri figli, a scapito assoluto dei figli degli altri. Senza alcun rimorso: “(…) lo strozzarsi / Delle parole sulle labbra, quando un verso non è / Più pregare”. L’accadere è incessante e inarrestabile. La forza delle parole, cose messe in ordine poetico, sembra non bastare – dice con voce forte il poeta. I tuoni della corruzione scuotono i vetri delle finestre e i bicchieri sul tavolo: la quotidianità famigliare. La famiglia giunge distrutta dalla corsa al consumo, all’industrializzazione , all’avere in nome del Dio Denaro.
“(…) Solo la disperazione del mio sguardo / il timore / che possa sul serio accadere”. Cosa può accadere ad una voce poetica tanto intensa e vera? Che il buio degli eventi nasconda la solarità del verso che lo rende meridiano. La consapevolezza di abitare una Napoli, città delle città meridionali, ricca di storia, d’Arte, di bellezza e che il bello, la meraviglia, possa morire definitivamente in una notte senza fine. Secoli di pensiero si affollano nei versi di Filia, un pensiero greco ricco di Miti, come i diverticoli sotterranei della sua città. Il filo del pensiero tiene in vita la poetica e il timore che gli ascoltatori continuino a dormire di fronte all’ineluttabile fine della vita fanno sgorgare il dialogo con le cose: “Avrei dovuto ripararlo secoli fa (…) Il rubinetto semichiuso perde / Acqua e silenzio. / (…) Nelle tenebre smaltate del lavabo: / immense, imminenti.”
L’ossimoro riporta alla filosofia della scuola di Elea: tutto scorre. Come misurare e fermare l’eternità del silenzio? L’acqua componente essenziale del nostro corpo, delle cose che ci circondano e il silenzio dell’Eternità che con noi viaggia dalla nascita. Un continuo chiederci come raggiungere: “In un baluginio di sfondi e mare: / una felicità, un attimo, una fine”. Questo ci sorprende di Francesco Filia: dare corpo al desiderio della ricerca del bello per vivere. La felicità che si affaccia nelle cose che lo circondano, nei volti che si alternano lungo strade e vicoli, nei colori, come un canto intonato dalle sirene dell’esistenza per rendere sopportabile il dolore della salita verso la montagna di luce.
“Si stacca la malta del cielo, (…) La stanza in un’assenza. (…) Non saprei dire, / distinguere una sedia dalla sua ombra / da quest’impronta sul pavimento”. I versi ci pongono con la sinestesia iniziale di fronte all’eterna ricerca del vero, dell’ontologico, dal buio di quella caverna dove imprigionato l’essere cosciente vede passare le ombre delle cose che vorrebbe toccare, conoscere. La ricerca della sapienza, la ricerca del bene che perdura, della felicità degli attimi che calmano il male di vivere.
Ma, come accade da troppi secoli, i poeti non vengono ascoltati. Essi sono degli ingannatori perché scrivono dei sogni, delle utopie, del pensiero che non si realizza. Invece è proprio in questa costante ricerca della conoscenza, so di non sapere, che Filia ci conduce con i suoi versi alle soglie della meraviglia, della felicità, del bello, fosse anche per un attimo, per un intervallo equo dalla sofferenza. L’interrogativo ci ha portato al pensiero volontario della ricerca per colmare il vuoto d’ombra dell’Eternità.
a cura di Ivan Pozzoni
Limina Mentis, 2013
recensione di Vincenzo D'Alessio
Nell’Antologia Poetica, curata da Ivan Pozzoni, è stata accolta una composizione del poeta Francesco Filia, dal titolo Le cose a pagina 85. Ancora una voce meridionale e meridiana che riscuote consensi. La sua raccolta La neve – edita da Fara nel 2012 – sarà presentata al pubblico milanese proprio in questi giorni. Quale meraviglia porterà la neve del Nostro nel Nord innevato?
La meraviglia del dialogo umano con le cose che ci circondano. Nel segno del pensiero greco che si è alimentato in questa bellissima parte dell’Italia che è il Sud. Permane l’ascolto della voce, o del coro, degli innumerevoli nomi delle “cose ”che ci circondano. È proprio il meravigliarsi, lo stupore di fronte alle cose, il percepire le tonalità dei colori e dei suoni che hanno plasmato dopo Aristotele la filosofia dell’Occidente. Un pensiero che è il pensiero del dialogo con il Creato e il fine ultimo al quale giungiamo mentre si vive: la libertà dell’essere.
L’autore ha testimoniato ampiamente questo percorso nella raccolta La neve quando scrive: “Correvamo con la neve in tasca per paura che svanisse ”(XXII frammento, Napoli 2007). Quanta necessità ci sarebbe oggi di tornare alla meraviglia di fronte alle cose del mondo! Nella poesia contenuta nell’Antologia Labyrinthi il pensiero poetico si rifà alle categorie di un ordine reale e nel contempo immaginario: “L’ordine delle strade e dei visi”; “La regola degli elementi” – come non avvertire l’invito del poeta di tornare ai canoni della Morale che danno significato “ai gesti” alla “(…) linea che separa / un sorriso da questo ghigno”.
La violenza si è scatenata nella società contemporanea per accaparrarsi il bene utile alla sopravvivenza e all’avere di più, per sé, per i propri figli, a scapito assoluto dei figli degli altri. Senza alcun rimorso: “(…) lo strozzarsi / Delle parole sulle labbra, quando un verso non è / Più pregare”. L’accadere è incessante e inarrestabile. La forza delle parole, cose messe in ordine poetico, sembra non bastare – dice con voce forte il poeta. I tuoni della corruzione scuotono i vetri delle finestre e i bicchieri sul tavolo: la quotidianità famigliare. La famiglia giunge distrutta dalla corsa al consumo, all’industrializzazione , all’avere in nome del Dio Denaro.
“(…) Solo la disperazione del mio sguardo / il timore / che possa sul serio accadere”. Cosa può accadere ad una voce poetica tanto intensa e vera? Che il buio degli eventi nasconda la solarità del verso che lo rende meridiano. La consapevolezza di abitare una Napoli, città delle città meridionali, ricca di storia, d’Arte, di bellezza e che il bello, la meraviglia, possa morire definitivamente in una notte senza fine. Secoli di pensiero si affollano nei versi di Filia, un pensiero greco ricco di Miti, come i diverticoli sotterranei della sua città. Il filo del pensiero tiene in vita la poetica e il timore che gli ascoltatori continuino a dormire di fronte all’ineluttabile fine della vita fanno sgorgare il dialogo con le cose: “Avrei dovuto ripararlo secoli fa (…) Il rubinetto semichiuso perde / Acqua e silenzio. / (…) Nelle tenebre smaltate del lavabo: / immense, imminenti.”
L’ossimoro riporta alla filosofia della scuola di Elea: tutto scorre. Come misurare e fermare l’eternità del silenzio? L’acqua componente essenziale del nostro corpo, delle cose che ci circondano e il silenzio dell’Eternità che con noi viaggia dalla nascita. Un continuo chiederci come raggiungere: “In un baluginio di sfondi e mare: / una felicità, un attimo, una fine”. Questo ci sorprende di Francesco Filia: dare corpo al desiderio della ricerca del bello per vivere. La felicità che si affaccia nelle cose che lo circondano, nei volti che si alternano lungo strade e vicoli, nei colori, come un canto intonato dalle sirene dell’esistenza per rendere sopportabile il dolore della salita verso la montagna di luce.
“Si stacca la malta del cielo, (…) La stanza in un’assenza. (…) Non saprei dire, / distinguere una sedia dalla sua ombra / da quest’impronta sul pavimento”. I versi ci pongono con la sinestesia iniziale di fronte all’eterna ricerca del vero, dell’ontologico, dal buio di quella caverna dove imprigionato l’essere cosciente vede passare le ombre delle cose che vorrebbe toccare, conoscere. La ricerca della sapienza, la ricerca del bene che perdura, della felicità degli attimi che calmano il male di vivere.
Ma, come accade da troppi secoli, i poeti non vengono ascoltati. Essi sono degli ingannatori perché scrivono dei sogni, delle utopie, del pensiero che non si realizza. Invece è proprio in questa costante ricerca della conoscenza, so di non sapere, che Filia ci conduce con i suoi versi alle soglie della meraviglia, della felicità, del bello, fosse anche per un attimo, per un intervallo equo dalla sofferenza. L’interrogativo ci ha portato al pensiero volontario della ricerca per colmare il vuoto d’ombra dell’Eternità.
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