sabato 21 dicembre 2013

Su Sotto il sole (sopra il cielo)

recensione di Renzo Mongagnoli pubblicata in www.arteinsieme.net


  Recensioni  »  Sotto il sole (sopra il cielo), di Alessandro Ramberti, edito da Fara 21/12/2013
di Alessandro Ramberti
Postfazione di Anna Ruotolo
Copertina e disegni di Francesco Ramberti
Versione cinese di alcune poesie
A cura di don Pietro Cui Xingan e Alessandro Centanni
Fara Editore
Poesia
Pagg. 88
ISBN 978 88 97441 19 9
Prezzo € 11,00


Incontro fra occidente e oriente

Rischiava di finire nel marasma di volumi che popolano il mio tavolo e che talora, l’uno sopra l’altro, riescono perfino a sovrastarmi; e del resto più che un libro è un libriccino, quasi una formichina, ma poi, casualmente, mi è tornato fra le mani e, mosso dalla curiosità, ho iniziato a leggere, beninteso solo le poesie in italiano, giacché la traduzione di una parte di esse in cinese rappresenta per me un ostacolo insormontabile. Però, che strano vedere accostate lettere che formano parole, e ideogrammi che reputo corrispondano a parole.
Al primo impatto mi è venuto da classificare questa silloge come religiosa, per quanto, pensandoci poi bene, e considerate le influenze dei pensieri filosofici dell’Estremo Oriente, credo che, pur nel solco dell’Antico e del Nuovo Testamento, finisca con il predominare una spiritualità, un modo di vedere cristianamente laico che rende le liriche ancor più interessanti.
Certo, domina la ricerca all’assoluto, ma non di maniera, bensì un percorso alla trascendenza che impone necessariamente l’attenta analisi di ogni verso. Direi anzi che più che i versi sono le parole, le sillabe il fulcro del poetare di Ramberti, un lento progredire verso la meta, verso lo scopo non tanto della silloge, bensì di un’estasi di cui la silloge stessa è espressione.
E proprio in questo mi tornano alla mente certe filosofie orientali, di certo non ignote all’autore per gli studi effettuati; ne riviene uno strano ma equilibrato contatto fra occidente e oriente, e non so fino a che punto pesi di più il primo oppure il secondo, né mi azzardo a ricercarlo, in quanto del buddhismo, del confucianesimo, del taoismo ho solo una vaga e imperfetta infarinatura, però sufficiente a ipotizzare questo confronto dialogante del tutto riuscito. 
È evidente poi che l’aspetto è senz’altro simbolico, per quanto Ramberti cerchi di essere abbastanza chiaro, lasciando all’intimo sentire di ognuno l’esatta sensazione di certi testi, che a volte somigliano a delle parabole.
Ma se la religione è fede e la filosofia è ragionamento, tanto da sembrare opposte, resta tuttavia una ricerca di senso di cui nessuna delle due è in grado di dare una definitiva risposta; comunque ho l’impressione che l’autore abbia voluto evidenziare l’impossibilità per l’essere umano di essere autosufficiente senza Dio. Insomma, mi pare proprio il concetto dell’esistenzialismo e non è quindi un caso se una delle liriche (Aut aut) è dedicata a Soren Kierkegaard.
Si tratta quindi di poesia filosofica, ed ecco il perché dell’analisi necessaria di ogni parola, perché nulla è lasciato al caso o al puro esercizio poetico.
Credo sia anche giusto evidenziare l’apprezzamento della critica, come confermato dai riconoscimenti in alcuni concorsi letterari (Premo Speciale Firenze, Capitale d’Europa, 2013;  segnalazione al Civetta di Minerva, 2013;
menzione al Premio Anterem Lorenzo Montano, 2013).
Da leggere, senz’altro.  

Alessandro Ramberti è nato a Santarcangelo di R. nel 1960. Laureato in Lingue Orientali a Venezia, vince una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue il Master in Linguistica presso l’Università di California Los Angeles. Conclude gli studi con il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre (1993). Da allora lavora in ambito editoriale. Ha vinto il premio “l’Astrolabio” con pubblicazione dei suoi Racconti su un chicco di riso (Tacchi Editore 1991). Come Johan Thor Johansson edita La simmetria imperfetta (Fara 1996). Con In cerca (Fara 2004) vince il premio “Alfonso Gatto” 2005 opera prima e, nel 2006, i premi “Città di Solofra”, “Voce dal Ponte” (Monopoli) e il premio speciale “Città degli Acaja” (Fossano). Con Pietrisco (Fara 2006) “Poesi@&Rete” (Trapani-Palermo) e il premio biennale “Cluvium”. Con L’Arca Felice di Salerno nel 2009 pubblica la plaquette Inoltramenti e nel 2011 Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono (4 poesie di Du Fu), entrambi illustrati da Francesco Ramberti. In «Italian Poetry Review» V, 2010 esce “Rabbunì”, qui ampiamente riscritto. Gli è stata dedicata la «Lettera in versi» n. 32 a cura di Rosa Elisa Giangoia:bombacarta.com/le-attivita/lettera-in-versi

Renzo Montagnoli
http://www.faraeditore.it/ruach/solecielo.html

giovedì 19 dicembre 2013

È uscito Il confine del sogno di Giorgio Mazzanti






http://www.faraeditore.it/nefesh/confinesogno.html


 
Giorgio Mazzanti, nato a Pesaro, vive a Firenze e insegna Teologia dei sacramenti a Roma. Accanto agli studi dei Padri della Chiesa, della Teologia e del simbolo, ha sempre avuto passione per i poeti e per la poesia che considera una dimensione indispensabile della vita. Ha pubblicato testi di poesia: Il Canto della Madre, Stranito, Nella adorata luce, Ma nulla ci saziò. Si è soffermato sulla natura della poesia con Tra soffio e carne ma anche sulle opere poetiche di Margherita Guidacci, di Mario Luzi e del suo amico sacerdote don Fernando Flori, di cui sta curando i Diari.

Giorgio Mazzanti

Il confine del sogno

€ 13,00 pp. 162 (Nefesh 7)
ISBN 978 88 97441 40 3 


“Non chiedere alla sera / l’elemosina della solitudine / dentro conversate frasi / di esclusione”, “Mai a casa / dentro di noi / sempre protesi all’aperta / finestra sulla linea / estrema del sogno”; “confine e taglio / contorno e alone / come può solo / il divino nella carne / la carne nel divino”… i versi di Giorgio Mazzanti sono sciabolate di luce negli anfratti palpitanti della materia animata dallo Spirito. Le due parti di questa raccolta hanno sezioni dai titoli fortemente evocativi (ad esempio, “I rami dei giorni”, “Fiordi di memoria”, “Alla brocca dell’eterno“, “Oltre lo scoglio”, “Tra i fuochi dell’ellisse”) e reciprocamente connessi: la voce del poeta accompagna e provoca chi la ascolta e ne condivide il destino, ovvero la fatica, certo non priva di dolore, della strada, unita alla bellezza ogni volta soprendente delle tappe di un cammino in tensione, ai margini dell’assurdo (“neppur più sai / direzione e percorso”) e sul ciglio dell’abisso (“un colpo inferto trancia / carne e sogno”), eppure affidato, perché l’uomo è l’essere in cui si gioca la libertà stessa di Dio nei confronti della Sua creatura (“ma qui il cipresso eleva / lo sforzo d’esistere”; “la nostra vita / appena un assaggio / di Altra”). In queste pagine soffia l’inquieta, amorosa (anche aspra) energia di un teologo che empaticamente si interroga sui “fondamentali” della Storia fecondata dal Vangelo: “Ségnalo / sull’agenda / è un giorno qualunque / per questo ségnatelo / vuoto / lascialo bianco / – pallore e sudario / pagina di silenzio / e rottura / non sigillarla / gira e basta // lì scrivi, lì / la tua storia / e vai…”

domenica 8 dicembre 2013

Reading poetico "Disagio psichico e sociale" il 15 febbraio p.v. a Firenze


sabato 15 febbraio 2014
Reading poetico “Disagio psichico e sociale” a FIRENZE


MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

Il reading poetico “Disagio psichico e sociale” organizzato dall’Associazione Culturale TraccePerLaMeta e dalla rivista di letteratura Euterpe, con la collaborazione di Deliri Progressivi e con il Patrocinio del Comune di Firenze e della Provincia di Firenze, dopo le date di Palermo e di San Benedetto del Tronto (AP) è giunto al suo terzo appuntamento.

Il reading è stato inserito all’interno della programmazione dell’evento dal titolo “Disagio e Letteratura” che si comporrà di una conferenza di letteratura e di interventi medici sui disturbi alimentari (il cui programma integrale verrà diffuso presto) e che si svolgerà a FIRENZE il 15 Febbraio 2014 a partire dalle ore 16:00 in una location del centro che sarà prontamente comunicata.
(Il reading è previsto alle 17:30 ca.)

Ogni partecipante potrà leggere un massimo di 2 liriche che dovranno:
- essere di completa produzione dell’autore;
- non superare i 30 versi ciascuna;
- attenersi nelle linee generali al tema del disagio proposto.

Le poesie, corredate dei propri dati personali (nome, cognome, mail, tel.), dovranno essere inviate in formato digitale in Word entro e non oltre il 1° gennaio 2014 ad entrambi gli indirizzi mail:  lorenzo.spurio@alice.it   e  dulcinea_981@yahoo.it   specificando nell’oggetto “Reading disagio”.

E’ richiesto ai poeti di incollare sotto le poesie che presenteranno le seguenti attestazioni:
1.       Attesto che la poesia che presento al reading è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.
2.       Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e successive modifiche e acconsento alla pubblicazione di questo testo nell’opera antologica, senza avere nulla a pretendere né ora né mai.

Gli organizzatori si premureranno di raccogliere tutte le liriche pervenute in un volume antologico dove pure troveranno posto gli atti della conferenza “Letteratura e disagio” e gli interventi medici sui disturbi alimentari del quale verranno fornite tutte le indicazioni ai partecipanti.
Detto volume, il cui acquisto non è obbligatorio ma resterà come testimonianza per tutti i partecipanti del lavoro svolto, sarà disponibile alla vendita il giorno dell’evento al costo di 12€ (prima copia) e 10€ (copie successive).
Gli autori delle poesie inviate dovranno presentarsi il giorno del reading, pena l’eliminazione delle poesie in scaletta per la lettura. Non saranno accettate deleghe per la lettura in sede del reading, né letture a distanza tramite sistemi di videoconferenza.


Per info: 
Lorenzo Spurio - Direttore Rivista Euterpe - lorenzo.spurio@alice.it
Annamaria Pecoraro – Direttrice Deliri Progressivi – dulcinea_981@yahoo.it

venerdì 6 dicembre 2013

Una nota su Alluminio di Mario Fresa





Una nota di Vincenzo Di Oronzo
 
su Alluminio di Mario Fresa
 
 
Mario Fresa (1973)
 
 


La silloge si dispiega in una partitura immaginale dell’eros.

 
Tra cristalli varianti e fulgide accensioni di Psiche, i corpi si svolgono come bende del desiderio, nella prosodia dell’istantaneità: le «dita nell’argilla del silenzio», la «lingua sconosciuta», quando suona «la notte della rincorsa» o «l’obliquo amore» della rifrangenza.

 
È lo status della rêverie, teorizzato da Gaston Bachelard, in cui il lampo onirico si condensa in una lucida e sognante polisemia dell’io: nel «sonno che annuncia fuochi di serpente», nella «ricaduta dell’ultima foglia», che scandisce una clessidra bianca, mentre gli innamorati si scoprono «superstiti» nella nudità perduta, che esplode all’uscita a sé, dalle curve del sacro.

 
Le scene si incantano nella greca stupefazione del mito, nella fulgida simultaneità noumenica.

Così si susseguono cerimonie iniziatiche: quella della «voce» che scivola tra gli splendori spezzati, l’altra che tocca il nirvana della metamorfosi: «questo piede si è trasformato in vento».

E il tempo? È quello degli orologi molli di Salvador Dalì.
 
                                             Vincenzo Di Oronzo
 
 

 



 

 
 
 
Mario Fresa, Alluminio. Introduzione critica di Mario Santagostini. LietoColle, collana “Aretusa”, 2008, pp. 40.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

martedì 3 dicembre 2013

Il Fruscio di Angela Caccia 3° classificato al Premio Di Liegro 2013!

Vivissimi complimenti!

al link qui sotto la scheda del libro con i link alle recensioni e agli altri premi vinti:

www.faraeditore.it/html/siacosache/fruscioulivi.html

Oceano di luce all'Università per Stranieri di Perugia 11 dic

scheda del libro di Gladys Basagoitia Dazza qui



Sui versi di Francesco Filia in Labyrinthi Vol. 3 e altrove

AA.VV., Labyrinthi. Vol. 3 
a cura di Ivan Pozzoni
Limina Mentis, 2013
recensione di Vincenzo D'Alessio 



Nell’Antologia Poetica, curata da Ivan Pozzoni, è stata accolta una composizione del poeta Francesco Filia, dal titolo Le cose a pagina 85. Ancora una voce meridionale e meridiana che riscuote consensi. La sua raccolta La neve – edita da Fara nel 2012 – sarà presentata al pubblico milanese proprio in questi giorni. Quale meraviglia porterà la neve del Nostro nel Nord innevato?

La meraviglia del dialogo umano con le cose che ci circondano. Nel segno del pensiero greco che si è alimentato in questa bellissima parte dell’Italia che è il Sud. Permane l’ascolto della voce, o del coro, degli innumerevoli nomi delle “cose ”che ci circondano. È proprio il meravigliarsi, lo stupore di fronte alle cose, il percepire le tonalità dei colori e dei suoni che hanno plasmato dopo Aristotele la filosofia dell’Occidente. Un pensiero che è il pensiero del dialogo con il Creato e il fine ultimo al quale giungiamo mentre si vive: la libertà dell’essere.

L’autore ha testimoniato ampiamente questo percorso nella raccolta La neve quando scrive: “Correvamo con la neve in tasca per paura che svanisse ”(XXII frammento, Napoli 2007). Quanta necessità ci sarebbe oggi di tornare alla meraviglia di fronte alle cose del mondo! Nella poesia contenuta nell’Antologia Labyrinthi il pensiero poetico si rifà alle categorie di un ordine reale e nel contempo immaginario: “L’ordine delle strade e dei visi”; “La regola degli elementi” – come non avvertire l’invito del poeta di tornare ai canoni della Morale che danno significato “ai gesti” alla “(…) linea che separa / un sorriso da questo ghigno”.

La violenza si è scatenata nella società contemporanea per accaparrarsi il bene utile alla sopravvivenza e all’avere di più, per sé, per i propri figli, a scapito assoluto dei figli degli altri. Senza alcun rimorso: “(…) lo strozzarsi / Delle parole sulle labbra, quando un verso non è / Più pregare”. L’accadere è incessante e inarrestabile. La forza delle parole, cose messe in ordine poetico, sembra non bastare – dice con voce forte il poeta. I tuoni della corruzione scuotono i vetri delle finestre e i bicchieri sul tavolo: la quotidianità famigliare. La famiglia giunge distrutta dalla corsa al consumo, all’industrializzazione , all’avere in nome del Dio Denaro.

“(…) Solo la disperazione del mio sguardo / il timore / che possa sul serio accadere”. Cosa può accadere ad una voce poetica tanto intensa e vera? Che il buio degli eventi nasconda la solarità del verso che lo rende meridiano. La consapevolezza di abitare una Napoli, città delle città meridionali, ricca di storia, d’Arte, di bellezza e che il bello, la meraviglia, possa morire definitivamente in una notte senza fine. Secoli di pensiero si affollano nei versi di Filia, un pensiero greco ricco di Miti, come i diverticoli sotterranei della sua città. Il filo del pensiero tiene in vita la poetica e il timore che gli ascoltatori continuino a dormire di fronte all’ineluttabile fine della vita fanno sgorgare il dialogo con le cose: “Avrei dovuto ripararlo secoli fa (…) Il rubinetto semichiuso perde / Acqua e silenzio. / (…) Nelle tenebre smaltate del lavabo: / immense, imminenti.”

L’ossimoro riporta alla filosofia della scuola di Elea: tutto scorre. Come misurare e fermare l’eternità del silenzio? L’acqua componente essenziale del nostro corpo, delle cose che ci circondano e il silenzio dell’Eternità che con noi viaggia dalla nascita. Un continuo chiederci come raggiungere: “In un baluginio di sfondi e mare: / una felicità, un attimo, una fine”. Questo ci sorprende di Francesco Filia: dare corpo al desiderio della ricerca del bello per vivere. La felicità che si affaccia nelle cose che lo circondano, nei volti che si alternano lungo strade e vicoli, nei colori, come un canto intonato dalle sirene dell’esistenza per rendere sopportabile il dolore della salita verso la montagna di luce.

“Si stacca la malta del cielo, (…) La stanza in un’assenza. (…) Non saprei dire, / distinguere una sedia dalla sua ombra / da quest’impronta sul pavimento”. I versi ci pongono con la sinestesia iniziale di fronte all’eterna ricerca del vero, dell’ontologico, dal buio di quella caverna dove imprigionato l’essere cosciente vede passare le ombre delle cose che vorrebbe toccare, conoscere. La ricerca della sapienza, la ricerca del bene che perdura, della felicità degli attimi che calmano il male di vivere.

Ma, come accade da troppi secoli, i poeti non vengono ascoltati. Essi sono degli ingannatori perché scrivono dei sogni, delle utopie, del pensiero che non si realizza. Invece è proprio in questa costante ricerca della conoscenza, so di non sapere, che Filia ci conduce con i suoi versi alle soglie della meraviglia, della felicità, del bello, fosse anche per un attimo, per un intervallo equo dalla sofferenza. L’interrogativo ci ha portato al pensiero volontario della ricerca per colmare il vuoto d’ombra dell’Eternità.