mercoledì 15 maggio 2013

Su In-chiostro di Giovanna Iorio

Delta3 Edizioni, dicembre 2012

copertina di Simone Massi, tratta da un cortometraggio che s'intitola “Lieve, dilaga”. Simone Massi ha vinto il David di Donatello per l'animazione 2012. Questo è il link al bellissimo corto (1 minuto) http://video.repubblica.it/arcipelagofilmfestival/lieve-dilaga/97825/96207


nota di lettura di AR

Una scrittura in tensione fra i limiti “claustrali” del linguaggio e l'impeto della intelligenza entusiasta che vuole “una pagina bianca / larga una vita / (…) / dove essere / inchiostro” (Punto e basta, p. 57), come troviamo scritto, non a caso, nell'ultima poesia della raccolta dedica al marito Alan. L'esergo pasoliniano tratto da La ricotta, rimanda alla tradizione che è il serbatoio secolare della cultura e degli affetti e non può non informare anche i nostri trasporti amorosi per gli altri, per la natura, per ciò che ci trascende e rende unico ogni attimo, ogni gesto nella sua indicibile (ma non per la poesia) transitorietà: “mi piace / per una volta, vedere tutto / minuscolo e inutile // è facile / fare dio / che pensa al mondo” (Scendo fra un minuto, p. 55); “l'ora della lucciola / che dice al grano / «muoio»” (Giugno, p. 53). Giovanna Iorio ha una scrittura linda, precisa, epigrammatica, (auto)ironica, salace: “nelle vene / il sangue // è andato via / e ora sono bianca / nemmeno una goccia di rosso / per farti innamorare” (Non sta più, p. 46); “io scrivo / aprendo un buco / nella vita” (Inchiostro rosso, p. 44). Il suo è un corpo a corpo con la lingua, la realtà, i sentimenti: “A tutti quelli che nelle cose che fanno / ci mettono l'anima. / E poi restano senza” (All'anima, p. 40); “Ho piantato parole / in un campo // tra erabacce e rovi /(…) /ho atteso l'impercettibile / scossa di dieci radici / nuove dita che avanzano / per scrivere / nella terra un piccolo solco / di storia” (Radici, a Vincenzo, p. 36); “so / che una parola sola / basterebbe a spaccare / il mondo in due / ma quale sia / non so” (Dilemma, p. 33); “M'avvicino / alla candela / brucio le ali // senza rimpianti / il mio destino / è la fiamma” (Falena, p. 21). Nel nostro cammino a ritroso (perché la poesia è anche una lotta contro il tempo, si veda, fra le altre, Sono uscita,  p. 29), ci stiamo avvicinando alle prime pagine dove troviamo una splendida poesia-apologo, Carrucola (p. 29): “Abitano i pensieri / accanto a un pozzo / dentro a un secchio // un tonfo / e li vedo andare giù / (…) / grondanti / li tiro su pesanti / il secchio risale piano / gocciola una storia // cigola la carrucola / racconta invano.”
Ed eccoi arrivati all'inizio, a quel nostro esser-ci ossimoricamente in-quadrati ma in fondo responsabilmente liberi, dove Giovanna in una sorta di dichiarazione poetica chiede di non pensare  a lei: “a questa voce / sporca di vero // (…) // a questa macchia di parole / che si allarga // a questo inchiostro che non so / ingoiare // nemmeno ora che tu / sei fuori e io dentro // alla clausura” (p. 11).
Siamo tornati all'ingresso del chiostro assaporando la bellezza di una poesia vibrante e vera.

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