martedì 31 luglio 2012

Mario Fresa in una lettura di Monia Gaita




     La pastellare saldatura tra poesia e prosa che Mario Fresa sapientemente scaletta nelle pagine, è una scelta di campo convinta e responsabile per conquistare lo scettro di complesso della realtà vissuta costringendo la mente a muoversi con scorrevole scioltezza nell’organizzata somma di vicende sparse, composizione e forme di persone, rapporti causali e misurabili, piani inclinati di voci e accadimenti. E per comprendere la natura occorre leonardianamente tornare all’esperienza- sembra suggerirci Uno stupore quieto- sotto la scorta dal manto screziato di azioni e gesti quotidiani che cercano i fondamenti supremi e ultimativi nell’ontologico sostrato scricchiolante del finito e del condizionato. L’osservazione di Fresa, umoristica e impietosa, scroscia furiosamente nelle pianure di un’onestà descrittiva scrupolosa e analitica che punta a scrutare, imbastendo un discorso del tutto personale, l’invalicabile profondità dei limiti umani. L’anello congiunzionale tra istante ed eternità, immanenza e assoluto, è ravvisabile forse in un linguaggio volutamente sliricato che richiede al lettore un certo periodo di sedimentazione appercettiva prima di poter approdare nel pannìcolo adiposo di un Tempo-Spazio che non ha nulla di logicamente programmato, ma che si fa selvaggia, proliferante attività produttrice di vizi, bellezza, paure e tradimenti: “Faceva così anche il tuo amico, G; te lo ricordi?-v.pag.16- Quello che apre, ogni mattina, con esasperante/ lentezza,/ il negozio di occhiali di finto lusso,/ poco faticosamente ereditato da suo padre;/ e, visti gli sparuti clienti, apre a stento il suo piccolo/ diario per lasciare una breve/ traccia di sé. Non parla quasi di niente.../Perciò indirizza i suoi discorsi sul vago: tentenna,/ ridendo ottusamente, e alzando un poco, solo un/ poco, le sue misere spalle: chiede un conforto silenzioso a/ sua moglie,/che gli rivolge, quasi sempre, uno sguardo/ di rattristata commiserazione.../” E ancora a pag.70: “ Ma chi mi salverà, pensavo, quasi piangendo;/ chi mai mi salverà da queste mani/ che hanno smesso di capire, da queste mani che si/ fanno più fragili/ e più esperte, più dolci e più cattive?” Eppure, se gli altari del sereno appagamento, ma anche di un più universale senso di armonia con l’altro, vengono continuamente profanati, l’imperativo proibitivo “non arrendersi” prolunga le proprie rampicanti vibrazioni col pronto rimedio di un riparo dalla pronuncia netta che pare migrare, quanto risolversi, in un pacificato dissidio interiore: “ In una casa dagli ampi spazi bianchi, bada, ci/ riconosceremo -v. pag.37- subito, d’istinto (facendo niente, però)./ Sì, dolce impresa, sì. Forse sapremo./ Per quell’inverno ingombro di curiosi/ avvistamenti – poco dormire, lavare continuamente;/ pulire il già pulito – pensando solo a sé;/ oppure, infantilmente,/ carezzare il delicato, finissimo tessuto...//Dopo tutto ho visto te, perfino in questa/ gonfia, buia discesa” cui seguono i felicissimi versi (v. pag.51): “La sua risposta è pronta, disarmante: la voce querula,/ ma colma di delizia./ Eppure càlmati, mi dice. Le nostre camere/ saranno ben sicure, perfettamente/ sigillate./ Ma tu non farmi attendere./ Curami, curami ancora...// Tu morbida, preziosa forma.../ Tu, piccola cara...” È vero per il poeta che Anche scendere dal letto è un’incredibile sfida agli eventi (v. pag.72), ma è altrettanto vero che l’ironia, srotolata un po’ dovunque nelle pagine, erige un palco di sbuffante leggerezza, sorretto da un preciso e puntuale meccanismo formale teso a una rifondazione in chiave alternativa e attualizzante di un codice comunicativo più colloquiale e non per questo, meno alto, germinativo o fecondo.
  In questo libro il polso della vita non batte sempre euritmicamente, ma si affida pure all’esemplare estro di certi scatti improvvisi e imprevisti, alle fiamme estuanti dell’erompente divenire, al filo elastico di estemporanee implicazioni, per cui, la riuscita operazione poetica di Mario Fresa, sta nel non nascondere le cose e la loro άλήθεια sotto l’equivoca etichetta di un dire edulcorato o diluito: un’entrata in carica di un eclatante percorso di dissimulazione, capace di diteggiare sull’enigmatica varietà di toni, echeggi, sviluppi ed effusioni dell’animo.
  
 





    Mario Fresa, Uno stupore quieto

     “La collana”, edizioni Stampa 2009

   Prefazione di Maurizio Cucchi 














Poesia, nuvole & cavalieri jedi

In  «Studi cattolici» 617-18 il contributo di Alessandro Rivali al convegno avellanita Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche






 

domenica 29 luglio 2012

Mario Fresa. Ritratti di poesia (25)







Sandro Montalto






Il dedalo inappagato nel quale si muovono, con ansito e con affanno, i testi poetici de Il segno del labirinto di Sandro Montalto (un’auto-antologia uscita nel 2011 per La Vita Felice) è, prima ancora che un luogo di affetti spezzati e irrequieti, una dimensione dell’inquietudine linguistica, un’espressione di crisi e di sbigottimento della stessa parola. Il labirinto che investe, rinchiude, sollecita e amplifica i gesti e gli sguardi del poeta è, dunque, un intrico di verbi attoniti, un nodo nervoso di riflessioni incredule, un meandro errabondo che si mostra continuamente sul ciglio di un precario compimento. La poesia di Montalto non conosce la pace della tranquillità o l’equilibrio della temperanza; e invece appare sempre agitata e impaziente, energica e reattiva; e la forma del suo procedere è, fondamentalmente, orientata dall’individuare il meraviglioso e lo stranito nelle pieghe di ciò che all’apparenza potrebbe definirsi quotidiano; eppure tutto – il visibile e l’invisibile, il canonico e l’eterodosso, l’arcano e l’evidente – si rivela come un incessante movimento che ingloba e sovrappone la verità e la finzione, la risalita e l’inabissamento, la speranza e il tormento. Il discorso poetico tende a narrare, allora, cogliendoli nel loro prodigioso svolgersi e mutare, i misteri impenetrabili, gli annunci ermetici, le incongruenze indecifrabili della giostra dell’esistenza; e così si comprende che il nodo centrale della riflessione poetica di Montalto si concentra sul valore del tempo e sui limiti della sua dicibilità. È, infatti, la mobilità della lingua poetica, il suo articolato e sbigottito avanzare a diventare, qui, metafora stessa del pericolo potentemente inciso in ogni istante vissuto; poiché se tutto è, e tutto dispare; se tutto è presente e vivo, e tutto si sbriciola, cade, sfiorisce, come potrà mai, la parola, dire, o evocare, o mostrare questo continuo essere-per-svanire del mondo, questo suo permanente risplendere e fuggire? Ebbene, Sandro Montalto, col suo allarmato e vigile stupore, ci fa credere che la poesia possa, per qualche istante, ricucire e fissare le fluttuazioni e le correnti del tempo; perché appunto nell’azione del solo nominare il passato, la scrittura poetica lo riconduce presto alla vivezza del presente: e ciò significa ridonare speranza a quello stesso passato; e in questo suo potente dire per ricreare, nominare per far riemergere, si riesce a custodire, forse, nel barlume di un momento, la vibrazione ancora solo immaginata dello stesso futuro.
Affidare, dunque, ai versi l'ipotesi di una presumibile dicibilità di ciò che è stato, e di ciò che potrebbe essere, trasforma la parola in un labirinto dell'eventuale e dell'inaudito; permettendo, infine, alla poesia di trattenere e di contemplare, nel tempo immoto della sua lettura, ciò che si vuole, paradossalmente, sottrarre al tempo.














Saranno mille anni, se vuoi, ma noi
andremo ancora incontrandoci negli spazi
resistenti al ribasso, tra orbita e orbita,
ancora una volta capaci di vederci.
Le mie ombre confabulano con i tuoi colori,
abitiamo la terra e il cielo scambiandoci le parti.
Troppo ho temuto che finisse ciò che iniziava,
ecco che ora ti conosco a voce, vale
riscrivere mille lettere se un aggettivo
rimanda a un tuo sguardo, unghiata amica:
ancora ti scriverei, certo del tuo essere in me.















Sandro Montalto è Direttore Editoriale delle Edizioni Joker e direttore delle riviste «La clessidra» (rivista di cultura letteraria) e «Cortocircuito» (semestrale di cultura ludica). È redattore e collaboratore di molte altre riviste letterarie; scrive inoltre in volumi collettanei e su alcuni giornali. Fa parte della giuria di alcuni premi letterari, ed è giurato e direttore tecnico del premio internazionale di aforistica “Torino in sintesi”. Ha pubblicato tra raccolte di poesia, volumi di saggi su autori contemporanei e del passato, sillogi aforistiche, opere teatrali. Ha curato molti volumi, tra i quali Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo (ETS, Pisa 2009), Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell’opera di Samuel Beckett (Joker, Novi Ligure 2009) e Temperamento Sanguineti (libro + DVD; Joker, Novi Ligure 2011; con Tania Lorandi). Ha inoltre ideato alcuni libri-oggetto tra i quali l’Aforismario da gioco (Edizioni Joker, Novi Ligure 2010). Attivo nel mondo della ‘Patafisica, è Reggente del “Collage de ‘Pataphysique”. E’ vicepresidente dell’Associazione Italiana per l’Aforisma.
Come musicista, è attivo in qualità di direttore e compositore. Ha pubblicato anche diversi scritti di argomento musicale e cinematografico su riviste specializzate. Svolge la professione di bibliotecario.



giovedì 26 luglio 2012

In uscita la nuova raccolta di Bruno Bartoletti


Bruno Bartoletti, Sparire in silenzio ritrovando il vento delle strade, Youcanprint Self - Publishing, Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy, € 12,00.

Testimonianza di una età – la nostra – e di un crepuscolo, se la poesia è anche divenire e, in qualche caso, sofferenza, come dichiara l’autore nel breve saggio finale. L’incipit e la chiusura prendono lo punto da alcuni versi di Nicolas Bouvier, il poeta a cui piaceva e cantava la lentezza, versi che Bouvier scrisse alcuni mesi prima della morte. Canto della morte, dunque, questo viaggio in un altrove diverso, e canto della vita.
«La sua raccolta di poesie mi ha profondamente emozionato: ha l’andamento del viaggio verso la tragica conclusione del tempo, fra la verifica della memoria come unico valore pur nel dolore e nella fragilità delle esperienze e del sentimento e la consapevolezza fortemente morale del mondo spiritualmente perduto. Il discorso è ampio, solenne, grandioso. Ci sono testi di straordinaria bellezza, come Nel taschino l’ultimo verso, ma tutta l’opera è splendida, altissima». (Giorgio Barberi Squarotti, Corrispondenza epistolare del 9 marzo 2012)
Nulla si può aggiungere, nulla c’è da spiegare. La poesia è soprattutto ascolto e silenzio.

In allegato la copertina.

Un caro saluto.
Bruno Bartoletti

Poesia e musica d'agosto in Appennino



L'importanza di essere piccoli
rassegna di poesia e musica nei borghi dell'appennino bolognese
II edizione
un progetto circolo Arci Associazione Culturale “SassiScritti”
direzione artistica Azzurra D'Agostino e Daria Balducelli

con il contributo di Regione Emilia Romagna, Arci Bologna, Fondazione del Monte
il patrocinio di Provincia di Bologna
 il sostegno dei comuni di Porretta Terme, Camugnano, Castel di Casio e di Banca di Imola Filiale di Porretta Terme, Coop Reno, Banca di Credito Cooperativo Alto Reno, Hotel Helvetia Thermal Spa, Associazioni il Rugletto,
Proloco di Capugnano, Beata Vergine delle Nevi


AD AGOSTO LA MUSICA E LA POESIA
SI DIFFONDONO NEI SUGGESTIVI SCENARI DELL'APPENNINO TOSCO EMILIANO

“Vola alta parola, cresci in profondità”, è il verso di Mario Luzi scelto per la seconda edizione della rassegna di poesia e musica “L'importanza di essere piccoli” organizzata dall'Associazione Culturale SassiScritti Circolo Arci di Porretta Terme (Bo) con la direzione artistica di Azzurra D’Agostino e Daria Balducelli.

Una rassegna che attraversa i luoghi inusuali spesso abbandonati delle province montane, borghi e paesi dimenticati in cui ancora è possibile assaporare un'atmosfera di partecipazione e di condivisione resa viva dagli stessi abitanti, vera risorsa per questi giorni di poesia e musica.
Il seme del tarassaco che si sta per staccare è la metafora di una vita semplice ma carica di senso che vola alta nei campi e poi attecchisce nei prati crescendo in profondità.

Un'onda e una diffusione che con questo festival è anche della parola: quella lieve e abissale della poesia e della musica, caparbia nel mettere radici e lieve nel lasciarsi trasportare dal vento.
Francesco Guccini, Paolo Benvegnù, Perturbazione, Andrea Appino di Zen Circus, Vivian Lamarque, Franco Buffoni, Valentino Zeichen, Giuliano Scabia, Carlo Maver sono solo alcuni degli ospiti che soffieranno e diffonderanno poesia e musica in frazioni spesso trascurate dalle traiettorie turistiche usuali, ma che sono speciali finestre su panorami di rara bellezza.
Castelluccio, Poggiolforato, Monte di Badi, Guzzano, e Capugnano sono i borghi che “daranno asilo” alla rassegna, una festa vissuta gioiosamente dagli abitanti stessi, che accoglieranno i visitatori in un vero e proprio “ricevimento” culturale aperto a tutti. I buffet con prodotti locali saranno infatti preparati dalle pro loco, dalle associazioni locali, o da semplici cittadini e cittadine che desiderano contribuire alla realizzazione della manifestazione.
La partecipazione della comunità è il vero valore de “L'importanza di essere piccoli”, qui infatti gli artisti potranno incontrare e condividere le loro esperienze con gli abitanti del luogo e i visitatori, in un tempo dilatato e riparato dal “commercio” delle scadenze quotidiane. Un momento di ascolto e scambio reciproco che permette un contatto autentico e senza filtri.
Un altro aspetto caratteristico della rassegna è la totale gratuità delle iniziative proposte in calendario, ad eccezione del 9 agosto giorno in cui per partecipare alla camminata condotta da Giuliano Scabia è richiesto l'acquisto (scontato) del libro “Canti del guardare lontano”, strumento necessario per poter apprezzare appieno la serata.

Gli organizzatori hanno scelto di non accompagnare gli artisti con relatori e con presentatori, ma musicisti e poeti saranno soli di fronte al pubblico, permettendo un contatto autentico e senza filtri con chi ha scelto di trascorrere qualche ora fuori dal “traffico quotidiano” delle vacanze agostane.

IL PROGRAMMA

Si inizia lunedi 6 agosto alle ore 21 nell'ampio parco che si estende di fronte al Castello Manservisi di Castelluccio di Porretta Terme, dove la scoperta e l'ascolto della parola sarà affidata a FRANCESCO GUCCINI. Il grande cantautore emiliano si racconterà nella sua doppia veste di scrittore e cantautore, percorrendo insieme al pubblico la sua lunga carriera, che non ha certo bisogno qui di presentazioni. Un modo inedito e speciale di conoscere una delle voci più amate del panorama italiano da molti decenni.  Farà da contrappunto a questo speciale racconto il giovane cantautore toscano ANDREA APPINO degli Zen Circus, band che si sta imponendo negli ultimi anni all'attenzione del pubblico nazionale, e che può vantare numerose collaborazioni con artisti internazionali, dalle sorelle Kim e Kelley Deal (Pixies, Breeders, The Kelley Deal 6000), a Brian Ritchie, bassista dei Violenti Femmes, fino all’incontro con il tastierista Jerry Harrison dei Talking Heads e con il chitarrista Giorgio Canali (CCCP, C.S.I., PGR).

Il secondo appuntamento è previsto per martedi 7 agosto quando la rassegna alle ore 21 si sposta a Poggiolforato, nel comune di Lizzano in Belvedere, sotto le vette del Corno alle Scale, ospite dell'associazione “Il Rugletto”. Sarà VALENTINO ZEICHEN, uno dei poeti riconosciuti come tra i più importanti e raffinati della scena nazionale contemporanea, ad aprire una serata che potremmo definire 'capitolina'. La poesia narrativa di Zeichen - a detta della critica - è caratterizzata da un forte estro creativo ed è apprezzabile anche grazie alla sua scorrevolezza e per il sottile senso di umorismo che la contraddistingue. E sul filo dell'umorismo e della satira si proseguirà, con due giovani autori romani: GRAZIANO GRAZIANI, giornalista e scrittore, leggerà infatti dal suo ultimo libro "I sonetti der Corvaccio", una particolare raccolta alla "Spoon River" ambientata in un bizzarro camposanto dialettale. Graziani sarà accompagnato alla chitarra dagli stornelli dal critico teatrale e scrittore SIMONE NEBBIA. Si chiuderà l'appuntamento brindando col vino dei colli assieme agli autori. 

Dagli scorci regalati dalle valli del più alto monte dell'Appennino bolognese si passerà alle dolci colline del comune di Camugnano che, come una corolla, circondano il piccolo borgo della Pieve di Guzzano, la chiesa, le cui prime tracce risalgono al X secolo, farà da sfondo alla lettura e al concerto di mercoledi 8 agosto. Dalle ore 21, infatti, si potrà ascoltare la poesia di FRANCO BUFFONI, le cui pluripremiate raccolte sono ora riunite nella prestigiosa collana degli Oscar Mondadori. Buffoni, che è anche traduttore, docente universitario, saggista e romanziere, è apprezzato non solo in Italia, come dimostrano le traduzioni delle sue poesie in inglese, francese, tedesco, spagnolo, olandese. Seguirà alla lettura l'atteso live acustico della band torinese PERTURBAZIONE, tra i gruppi più interessanti della scena italiana (tra l'altro vincitori del premio "Miglior Tour Italiano 2003" al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza). Sono stati inoltre protagonisti di prestigiosi eventi, come la sonorizzazione della copia restaurata dal Museo Nazionale del Cinema di “Maciste” e lo spettacolo teatrale “Le città viste dal basso” (con i cantanti di Massimo Volume, Baustelle, La Crus, Virginiana Miller e altri).

Sarà invece itinerante ed esclusivo per la rassegna il seminario “camminante” condotto da Giuliano Scabia giovedì 9 agosto alle ore 18 (prenotazione obbligatoria: 349 5311807) quando si scoprirà un borgo segreto, nascosto tra castagneti secolari e sentieri suggestivi che porteranno al Monte di Badi nel comune di Castel di Casio e al suo antichissimo Oratorio Sant'Ilario. Si intitolerà “I canti del guardare lontano” questa 'meditazione sulla passeggiata' che prende le mosse dall'omonima raccolta poetica di Giuliano Scabia recentemente uscita per Einaudi. Giuliano Scabia, uno degli artisti più importanti della seconda metà del novecento guiderà attraverso i boschi una passeggiata davvero particolare coinvolgendo gli stessi abitanti dei borghi che custodiscono la bellezza di questi luoghi dimenticati. Negli anni 70 Giuliano Scabia insegnava a Bologna e portava a Franco Basaglia, nel manicomio di Trieste,una lunga esperienza compiuta con il teatro di strada, con studenti, attori, musicisti, e nelle aule universitarie. Giuliano Scabia è un uomo di teatro, un poeta, narratore e drammaturgo, uno degli iniziatori del Nuovo Teatro, "protagonista di alcune tra le esperienze teatrali più vive e visionarie degli ultimi anni" (Gianni Celati, I narratori delle riserve), "viandante in un tempo sospeso dove si può ancora sperare di entrare in una foresta e trovarvi magari delle fate e poi discutere di comunismo" (Paolo Mauri, La Repubblica). E anche la passeggiata ideata per “L'Importanza di essere piccoli” passerà attraverso diverse tappe, tasselli di un racconto speciale che si lega in modo stretto ai luoghi che si attraverseranno: storie degli abitanti, poesie dedicate all'Appennino, narrazioni di epiche gesta come la fondazione delle scuole in montagna. Il contraltare musicale sarà il bandoneon di Carlo Maver, eclettico musicista di respiro internazionale.

L'ultima sera è quella della festa nel prato antistante la Chiesa di San Michele Arcangelo a Capugnano, una piccola frazione del comune di Porretta Terme. Qui venerdì 10 agosto alle ore 21 la poesia sarà quella degli splendidi versi di VIVIAN LAMARQUE, milanese d'adozione e Ambrogino d'oro nel 2008 quale riconoscimento al suo lavoro da parte della città. Oltre a contare numerose pubblicazioni e premi di poesia, il suo lavoro di autrice comprende una quarantina di fiabe tradotte in varie lingue (Premio Rodari 1997, Premio Andersen 2000). Ha inoltre tradotto, tra gli altri, Valéry, Baudelaire, La Fontaine e da vent’anni scrive sul Corriere della Sera. Chiuderà il festival il cantautore PAOLO BENVEGNù, fondatore degli Scisma (band plurivincitrice di Arezzo Wave e del Premio Ciampi), e che da alcuni anni  porta avanti una brillante carriera da solista che lo vede collaborare tra gli altri con David Riondino, Stefano Bollani, Irene Grandi e  Afterhours. Tra i molti estimatori del lavoro di Benvegnù citiamo almeno Mina, che ha inserito e reinterpretato in un proprio cd una canzone del cantautore ligure. Il suo ultimo album “Hermann”, presentato tra l'altro nella trasmissione televisiva “Parla con me” di Rai 3, ha ricevuto il Premio Radioindie Music Like, come artista più trasmesso dal circuito radiofonico che determina la classifica Indie Music Like e si è classificato secondo alle Targhe Tenco 2011, nella categoria miglior disco in assoluto dell’anno. Inoltre Paolo Benvegnù è tra i vincitori del PIMI (premio miglior solista dell’anno) - Premio Italiano Musica Indipendente 2011.

L’iniziativa è realizzata con il contributo di Regione Emilia Romagna, Arci Bologna, Fondazione del Monte, Coop Reno, Banca di Imola Filiale di Porretta Terme, Banca di Credito Cooperativo Alto Reno

Con il sostegno dei comuni di Camugnano, Castel di Casio, Porretta Terme.

Con la collaborazione e il sostegno di:
ANTICA FORNERIA CORSINI di Porretta Terme
ASSOCIAZIONE AMICI DEL CASTELLO MANSERIVISI PRO LOCO “IL FAGGIO”
ASSOCIAZIONE IL RUGLETTO
ASSOCIAZIONE LA PIEVE DI GUZZANO
ASSOCIAZIONE PARROCCHIALE “BEATA VERGINE DELLE NEVI”
CENTRO TURISTICO LA PROSSIMA di Castel di Casio
CHIOSCO DEL LAGO DEI F.LLI TAVIANI LAGO DI SUVIANA (CASTEL DI CASIO).
GELATERIA LA BARACCHINA di Porretta Terme
HOTEL HELVETIA THERMAL SPA
LIBRERIA L'ARCOBALENO di Porretta Terme
PARROCCHIA DI CAMUGNANO
PRO LOCO DI CAPUGNANO
THE CALIFFO PUB di Porretta Terme

INFO E PRENOTAZIONI
gli eventi del 6, 7, 8 e 10 agosto sono a ingresso gratuito
9 agosto ore 18 ingresso (compreso di libro): 12 euro  (prenotazione obbligatoria)

Le foto degli artisti e dei luoghi in cui si svolgerà la rassegna sono disponibili all’indirizzo: www.arcibologna.it/area_stampa

Come raggiungere i borghi. Indicazioni stradali:

www.sassiscritti.wordpress.com
sassiscritti@gmail.com
mob: 349 5311807 | 349 3690407

ufficio stampa arci bologna:
Rossella Vigneri (+39 349 8354451)
ufficiostampa@arcibologna.it

ufficio stampa SassiScritti:
Azzurra D'Agostino | 349 5311807 | azzurradagostino@gmail.com
Daria Balducelli | 349 3690407

Premio San Pio (scade il 30 nov)



mercoledì 25 luglio 2012

Paesi e affetti: poeti a Fiera di Primiero 8-24 ago





Primo Concorso Internazionale di Poesia Quelli che a Monteverde


REGOLAMENTO
1. Il PRIMO CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA QUELLI CHE A MONTEVERDE è aperto a tutti ed è a tema libero. Le poesie partecipanti dovranno contenere una premessa, che rimane a discrezione dell’autore.
2. Ogni autore può inviare una lirica inedita in lingua italiana non eccedente i 40 versi, tramite mail, in formato Windows Word. Non si accettano elaborati scritti a mano. Il mancato rispetto del suddetto requisito comporta l’esclusione dal concorso.

martedì 24 luglio 2012

Sannelli presenta Pasolini a Volano 27 lug


Scorci di letteratura del recente '900

secondo appuntamento:
PIER PAOLO PASOLINI

venerdì 27 luglio alle 20:45
a Volano, parco Legat
presenta Massimo Sannelli
letture a cura di Ipprogrifo Produzioni

ingresso libero

lunedì 23 luglio 2012

Gladys Basagoitia finalista al Premio Anguillara Sabazia 2012!

Ill.mo Direttore Responsabile Dott. Alessandro Ramberti, Fara Editore
siamo lieti di comunicarVi che la Giuria del Premio Letterario Arché ha selezionato il volume Danza immobile dell'autrice Gladys Basagoitia Dazza come Finalista di Poesia Edita.
Rimanendo in attesa di un vostro cortese riscontro, Le porgiamo

Distinti Saluti con stima
Prof.ssa Myriam Vittoria Sebastianelli
Presidente Fondatore Premio Internazionale Giornalistico Letterario
Arché Anguillara Sabazia Città d'Arte

Ps In allegato la lettera di comunicazione
si prega di confermare la ricezione della presente e-mail


ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHE'
Via Giuseppe Mazzini, 6/L
00061 - Anguillara Sabazia - Roma
Tel. 06.99909378 - www.clubarche.it
www.premioanguillara.it

Su Dove il vero si coagula di Caterina Camporesi

Raffaelli Editore, 2011

recensione di Vincenzo D’Alessio

Ho ricevuto a maggio di quest’anno la raccolta di versi della poeta Caterina Camporesi Dove il vero si coagula. Ho accolto l’invito a leggerla con la medesima passione che mi spinse a leggere la precedente raccolta: Solchi e nodi, pubblicata presso le Edizioni Fara di Rimini nel 2008. L’autrice ha affinato, in questo tempo, le armi della ricerca poetica. Ha navigato nel mare delle traduzioni di altri poeti, in lingua diversa dall’Italiano. Motivi nuovi, metafore struggenti, allitterazioni e assonanze, una cura certosina della ricerca lessicale. Praticamente un pentagramma asciutto con suoni che ispirano il senso della distanza che passa tra una nota e la sua pausa. Il silenzio ha un suono epifanico: “tempo sospeso / (…) un parto ancora / per un porto ai sé nascenti” (pag. 46). I versi di questa poesia sono scelti come epigrafe alla prima parte della raccolta: la nascita!

C’è un momento più alto e più significativamente naturale di questo?

Ascoltate il pianto del neonato nelle “pieghe di pianto” della madre: entrambi soffrono “nel vermiglio del travaglio” approdando nel porto dei “nascenti”. Il porto sepolto che viene alla luce, l’attimo sospeso che riprende la corsa, “avidi di oceani aperti” , dall’acqua del parto all’acqua dell’oceano mare-umanità. Quanta bella poesia richiamano i versi della Camporesi: da Ungaretti a Montale a Gatto e avanti ancora nella poesia di questo nuovo secolo.

Questa raccolta “coagula” il vero della quotidianità, una silloge della verità cercata, oltre gli abissi, le vette innevate delle Ande, gli antri che somigliano all’utero materno, alle divinità ctonie, all’energia interminabile del fuoco che distrugge e rigenera l’esistente, alla magia antica che ammalia da secoli: l’uso della parola, questa materia informe generata dal pensiero e coagulata nella gola come suono e senso, che formano un’unica sostanza: “si coagula in gola la parola / ormeggiata nella neve” (pag. 21). Purezza che aspetta di salpare, oltre le tempeste dell’esistere, alla ricerca: “scova verità sepolte il suono / nel ritmo che eterna il senso / chiudendo porte alla morte” (pag. 48).

Bellissima ricerca. Stupenda armonia dei versi disposti l’uno all’altro senza malta, sovrapponendosi come mura ciclopiche di antiche presenze, ritmati dal verbo posto sempre al modo gerundio, di tempo sospeso di attese, di accoglienza, per ospitare: “il pensiero si snoda dal panico / inondando di rosso il bosco / ritrova il verso del cuore” (pag. 48). L’intera prima parte si muove in questa direzione: offrire al lettore “grani di verità”, dove il tempo scorre in una filosofia del pensiero che si avvicina tanto alla scuola di Elea: “alla scelta oculata” per accordare la Natura e gli Dei.

“se il contenitore si stringe / e fuori spinge / per scelta oculata / non per sorte data / meno diventa più” (pag. 61). Questi versi sono eponimi della seconda parte della raccolta di Caterina Camporesi, parte che accoglie una maggiore sonorità,una più facile conquista della rotta indicata: “scavalcarla con calma la ragione / cullarsi nell’ancora del sogno / dove il verso si esilia” (pag. 66). Compaiono con maggiore frequenza le assonanze, il ritmo poetico si distende in versi più lunghi, l’enjambment snoda l’intrigo dei percorsi richiamati avviluppando “insperate metafore / in combinazione di inedite sinergie”(pag.  72).
“si snoda il sogno della danza” (pag. 73): leggendo questo capoverso è tornata alla memoria visiva l’immagine della danza della morte con tutti i personaggi del film Il settimo sigillo, nella sua parte finale, dove a salvarsi non sono quei “molti anelano danzare nel castello” ma la piccola famiglia che portava con sé il nascente contratto con l’esistenza: la continuità della vita.

Bene ha scritto il grande letterato Massimo Sannelli a proposito di questa “forte” raccolta poetica nel suo “frammento per Caterina Camporesi” (novembre 2011, Poesia 2.0): “dopo le insane presenze, ci saranno le vere presenze: il vero coagulato, che era fluido, bisogna leggerlo come lettori di intenzioni e di biografie, non solo di testi.”
Egli ha profonde ragioni metalinguistiche e filosofiche nel mietere il tempo del fare nella poetica della Nostra. E aggiunge di sé dopo la lettura della presente raccolta: “cerco le ragioni per restare nella vita. di un poeta, un primissimo amico, vidi un quadro: uno spazio bianco inondato dal sangue, perché volle morire; e quel poeta rilesse l’Apréslude di Benn e si disse da solo: “resta”. (…) ecco, la poesia dovrebbe lavorare come la glossa al solo imperativo “resta” (lo stesso dei discepoli smarriti e un po’ ciechi – si tratta di noi, è chiaro – ad Emmaus: resta con noi, perché si fa sera).

La Camporesi in questa raccolta ha offerto al suo lettore una meravigliosa strada per superare il dolore dell’Essere: “nel cuore che vive / aprendosi al dono / torna il vigore / dal fondo risale ai bordi / nell’amo che si rilancia” (pag. 40). L’intera raccolta vibra di un’anima poetica pura nella ricerca del “vero” che si apre verso la Speranza che per i poeti resta il fluire dell’Eterna Verità.

sabato 21 luglio 2012

SECONDI LUCE di ANNA RUOTOLO (LietoColle) - Recensione di Federica Volpe




 La raccolta poetica Secondi luce di Anna Ruotolo è un viaggio a doppio senso di navigazione.
Direi quasi un viaggio interno ed un viaggio esterno, che non sono, però, opposti e non ricongiungibili. Tendono, piuttosto, l'uno verso l'altro, come se fossero simbiotici ed interdipendenti, come ad intrecciarsi ad elica formando il DNA del testo, abbracciandosi nel dare forma e vita ad un lavoro a dir poco riuscito.
 Il primo viaggio è quello di Anna, il viaggio della parola, della ricostruzione delle cose,  della ricomposizione di una galassia che le vive attorno e che acquista senso attraverso la ricerca stessa del senso.  Attraverso questo processo di mondo ricostruito, l'autrice riesce a possedere il mondo che la contiene, contenendolo a sua volta, come un piccolo innocuo dio minore che rinomina le cose per sé, per conoscerle. Il processo conoscitivo parte dal corpo, dove organi di senso come bocca e mani sono fondamentali ("Quantomeno -pressappoco- potrei / conoscere lo spazio delle tue mani / saperti a sapere amare la cicatrice / invisibile delle mie labbra"), e nel corpo, perché esso stesso sembra diventare un mondo, sembra adattarsi ad esso ("All'infinito so che ti affacci sul lato occaso della bocca / e svegli il tempo / so che scosti due rive, si ritira l'acqua dal mio petto / e sono tutte stelle"). L'io poetico, immerso del mondo, parte dal piccolo, da parti del corpo e poi dal corpo (proprio o altrui), per poi ridisegnare il mondo, e solo allora poterne parlare. Solo proseguendo il discorso poetico sembra farsi più rispondente alla vita "vera", concrezione di un mondo esterno con il quale si può avere contatto anche fuori di se stessi, toccare le cose col racconto di sé più che con il corpo e i suoi sentori.
 Il secondo viaggio, è quello del soggetto (o dei soggetti, chissà), di quel tu che pervade il testo e lo dirige, facendosi inseguire. E' un viaggio alla rovescia, in cui prima compaiono i ritorni ("Quando ritorni c'è questo sapore / immacolato di meraviglie"), e solo dopo le partenze ("Quel che può va via" e ancora "Mi dicono coi visi di luna / occhi profondi e gialli di sonno / di prepararmi a vederti partire / silenziosa come una bolla / un flash lungo nella memoria."),  come se in fondo i ritorni non le abbiano risolte, come se, pensando al ritorno, non possa essere esclusa la partenza, e il dolore che essa provoca. E' una partenza d'altri, di fronte alla quale l'impotenza si fa solida, e sottilmente dolente, direi: dolente in modo educato, ma non senza pienezza. Ed infatti le mancanze, plurali o singolari che siano (la poesia permette sempre questi gialli), sono forse il tema, o a ben vedere l'ossessione del testo. E tutto un aspettare, un vedere andare o tornare, e soprattutto un ricordare affinché le mancanze possano essere esorcizzate o avvicinate, addirittura, a tratti, sentite meglio.
 Ma, come dicevo, i due viaggi non sono poi altro che un unico affascinante percorso, un tessuto unitario che ha dei nodi fondamentali, attorno ai quali il discorso poetico si articola. E allora è un continuo ritorno di case come a volerne trovare una propria, di porte socchiuse e di scale da salire, di luci che sono squarci, aperture luminose e dolorose al contempo, di fuochi e fumi, di nebbie che rendono più sfocato il testo mostrando quanto sia sfocato lo stesso io poetico,   e la neve, la neve che torna ciclica, come ciclici sono gli inverni, che torna e ritorna a raccontare, forse, una nostalgia tutta invernale che è sopravvissuta all'inverno ma che ha lasciato i geloni.
 E perché Secondi luce? Perché anche il tempo è un tema fondante della raccolta, un tempo che è "...una luce di lampi / breve come un guizzo della terra / e manca, manca il cono d'ombra / dove si nasce, dove un po' si vive". Eppure, il tempo umano, così breve, è abbastanza lungo da contenere la (ri)creazione dell'universo: una creazione faticosa e lunga, appunto, secondi luce.

venerdì 20 luglio 2012

È uscita l'antologia Parole folli


Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per i primi classificati di ciascuna sezione: Angela Caccia e Sofia Urbinati

La precedente antologia qui


Parole folli

a cura di Alessandro Ramberti € 15,00 pp. 120 (Neumi)
ISBN 978 88 97441 15 1

cover di Luna Castroni, studio Kaleidon
 
Fara Editore e i giurati del concorso Insanamente 2012 – Angelo Chiaretti, Ardea Montebelli, Caterina Camporesi, Claudio Roncarati e Guido Passini per la sezione Poesia; Alessandra Pederzoli, Alessandro Chiarini, Alex Celli, Giovanni Turra Zan e Francesco Gaggi per la sezione Racconto (con il sostegno del Dipartimento Salute Mentale Ausl Rimini e del Lions Club Cattolica) hanno selezionato le seguenti opere per la pubblicazione nella presente antologia dei vincitori:


sezione Poesia


I. Barche di carta di Angela Caccia
II. Due poesie di Marco Mastromauro
III. Il punto della situazione e altre poesie di Vincenzo Celli
IV. Imago Christi e altre poesie di Mauro Nastasi
V. La più bella età è quella che si ha di Sergio Sabattini

sezione Racconto

I. Di notte, un’infermiera di Sofia Urbinati
II. ex aequo Un’inspiegabile infermità di Oreste Bonvicini
II. ex aequo Trattato tragicomico sulla tosse di Antonella Marani
III. Ciao Beppe di Caterina Staccioli
IV. ex aequo Luce di Silvia Ambrosini
IV. ex aequo Scusate il disturbo di Edda Bertuccioli
IV. ex aequo Onda di piena di Frank Spada
V. ex aequo Il problema con le espressioni di Manfredo Marotta
V. ex aequo Bip-bip bipolare di Roberto Borghesi
V. ex aequo Tornare a sperare di Ottaviano Faggiana
V. ex aequo La neve nel cuore di Andrea Parato

Il libro contiene anche i giudizi e le note biografiche.

Mario Fresa. Ritratti di poesia (24)








Rosa Pierno







In Artificio, l’ultimo libro di Rosa Pierno, dialogano e guerreggiano, come in uno specchio lenticolare e ansiosamente scomponibile, gli estremi del fenomenico e dell’illusorio, del sensibile e dell’intangibile, dello sfuggente e del corporeo.  Il lettore è invitato a entrare nelle regole di un gioco libero e preciso insieme: osservare, individuare e cogliere tutte le segrete combinazioni, le possibili sincronie, le remote corrispondenze che toccano quell’istante inesplicabile nel quale appare l’enigmatica epifania dell’amore.
Ma l’eros è inteso, qui, come un’ambigua e incontenibile energia, sempre ermetica ed elusiva; ed è per questo che la narrazione di un incontro d’amore non può essere «naturalistica», logica, immediata: essa deve per forza, invece, trasmutarsi in descrizione favolosa, in impresa fatata, in cronaca miracolosa. Perciò gli intrecci erotici, le coincidenze affettuose, gli spettacoli amorosi sono affidati a raffinatissimi meccanismi simbolico-formali che uniscono, stringono e legano insieme l’eccedenza e la grazia, la temperanza e la dissonanza, ricorrendo all’invenzione di una prosa che si mostra cangiante e policroma, fitta di sublimanti arcaismi e di speculari omofonie, e sempre mirabilmente immersa in un turbine di esaltazioni e di alterazioni, di turbamenti e di mutazioni di trepidante, sensuosa indocilità.
L’amore si manifesta, allora, nel prezioso teatro della scrittura di Rosa Pierno, come parvenza, travestimento, macchinazione e simulacro: o come un’oscura gàbola maliziosa.
L’artificiosità di una simile struttura è, dunque, connaturata alla medesima inquietudine metamorfica delle accensioni d’amore: e la stessa apparente morbidezza delle prose di questo libro si muta, non di rado, in una specie di violenza differita, consegnandosi al lettore come una messa in scena obliqua e ancipite, sibillina e trasversale; la scrittura, così, si presenta come una danza lieve e tagliente che si riversa nella vorticosa simultaneità delle apparizioni di Amore, condannato al precipizio continuo della modulazione e della fluttuazione, della sorpresa e del sovvertimento, dell’oscillazione e del rinnovamento.
La poesia di Rosa Pierno è così inquieta ed eccedente da trasformarsi in prosa. Come Amore, vuole costantemente cambiare forme e suoni, e tesse e ritesse una sensibilissima trama segnata da rigenerazioni impreviste e da riprese a distanza, da crudeli cadenze d’inganno e da gentili, lirici approdi. Solo una certa arte barocca – come, ad esempio, l’aguzza e cristallina musica dell’Actéon di Marc-Antoine Charpentier – possiede una simile, paradossale unione di umori e di colori eternamente rigermoglianti e imprendibili, geometrici e impazienti, onirici e rigorosi.










Diana e Atteone


Prima che la freccia scocchi, l’umano che di cervo ha già la testa e i piedi, è raggiunto dai cani che lo azzanneranno. Se a desiderio non si riconosce statuto, il men che capiti è che lei ti dia la caccia per avere guardarla osato. Eppure, quale incantevole giardino è mai questo, avente foglie stampigliate con l’oro e luminosi archi di fronde, anche se colto un attimo prima che il temporale scoppi e la tragedia si consumi! Dee non furono fatte per gli umani, ma da umani desiderate e immaginate con vestito rosso, irretite da sibilante vento.




(da Artificio, Robin edizioni, Roma, 2012).










Rosa Pierno è nata a Napoli nel 1959. Laureata in Architettura, vive a Roma. Dal 1993 collabora come redattrice alla rivista di ricerca letteraria «Anterem» diretta da Flavio Ermini. Ha pubblicato i libri: Corpi (1991); Buio e Blu (1993); Didascalie su Baruchello (1994); Interni d'autore (1995); Musicale (1999); Arte da camera (2004); Trasversale (2006; vincitore Premio Feronia - sezione poesia); Coppie improbabili (2007); Artificio (2012). Svolge intensa attività critica. È presente in numerose riviste, antologie e cataloghi d'arte.








giovedì 19 luglio 2012

Su Pietre vive: abbazia del Goleto

Edizioni Delta 3

nota di lettura di AR

È un bellissimo catalogo artistico, il primo di una collana foto-poetica a cura di Massimo Ciotta, Domenico Cipriano e Francesco Di Sibio, dedicato alla suggestiva abbazia del Goleto luogo che invita al silenzio, alla preghiera, alla poesia come sottolinea l'arcivescovo Franco Alfano nella premessa.

I versi dei 16 valenti poeti – in buona parte a me noti e che considero anche amici e comunque vicini anche se non li conosco personalemente (Domenico Cipriano, Antonietta Gnerre, Vincenzo D'Alessio, Alfonso Nannariello, Francesco Di Sibio, Giovanna Iorio, Vera Mocella, Monia Gaita, Armando Saveriano, Raffaele Barbieri, Franco Arminio, Alessandro Di Napoli, Fabio Pelosi, Giuseppe Iuliano, Salvatore Salvatore, Claudia Iandolo) – raccolti in questo libro uniscono la loro inconfondibile voce alla sinfonia delle foto e così «le immagini “sospese” del Goleto, “firmate” da Giuseppe Caputo, da Massimo Ciotta e Francesco Di Sibio, diventano espressione visiva della “geopoetica”, ovvero della profonda compenetrazione tra poesia e biografia degli autori, tra poesia e terra, tra poesia e storia. E così scorpiamo l'Irpinia della poesia e dell'arte, della religiosità e della fede, in un tutt'uno inscindibile e coerente, a dire: questa è la nostra storia e la nostra poesia, la nostra anima e la nostra ricerca» (cfr. la prefazione, Paolo Saggese, p. 11).

Tutte le poesie hanno versi semplici, alti, incisivi, pregni di una carica spirituale radicata nei sensi e nel vissuto, in qualcuno con tinte mistiche, in altri con sfumature storico filosofiche… sì, i versi davvero belli e intensi dei poeti ci accompagnano sostenendo sostenuti la luce delle fotografie e veniamo anche noi trasportati in quel luogo potendo senz'altro sottoscrivere l'incipit, ad esempio (perché ogni poeta offre immagini bellissime) della poesia di Giuseppe Iuliano: «Pellegrino nel tempo qui mi figuro / con occhi di brace e amen di penitenze» (p. 41).

Un libro intensamente sfolgorante.

Poeti Senza fiato a Riccione, 25 lug


Senza fiato 2. In ricordo di te

Guido Passini e Matteo Buccioli

in prima fila da sx Laura Borghesi, Giorgia Bascucci, Cristina Lega, Myriam Buffa


Andrea Parato, Guido Passini e Matteo Buccioli

Fara a Tokyo 2012



 
(in alto a destra nella foto si vedono alcune pubblicazioni Fara)

Gentilissimi,

innanzitutto Vi ringraziamo vivamente per la Vostra partecipazione alla Tokyo International Book Fair 2012 .
Questo è stato il sesto anno consecutivo che l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo ha partecipato alla TIBF, il più significativo appuntamento dell’editoria internazionale in Giappone, nonché una delle più importanti fiere internazionali del libro nell’area asiatica.

Giunta alla 19esima edizione, con circa 800 stand, la fiera del libro di Tokyo è stata visitata quest’anno da circa 66.000 persone. Durante la cerimonia di inaugurazione, il padiglione italiano è stato visitato dal Principe e dalla Principessa imperiali Akishino, ai quali il Direttore Umberto Donati ha mostrato alcuni libri in esposizione.

Lo stand italiano ha presentato circa 400 pubblicazioni di 37 case editrici italiane a cui si devono aggiungere i cinque finalisti del premio Strega 2012. In esposizione, oltre ai libri per adulti, una sezione intera dedicata al libro per l’infanzia che, in Giappone, costituisce una fetta importante del mercato librario nazionale e al momento rappresenta il settore più fiorente per quanto riguarda le opere straniere. Al padiglione italiano erano presenti anche i rappresentanti di alcune case editrici che, attraverso gli incontri e gli appuntamenti fissati, hanno aperto trattative promettenti per la vendita dei diritti di alcune opere. E’ infatti palese che la visibilità dei titoli aumenti di gran lunga con la presenza dell’editore o di un agente, motivo per cui consigliamo caldamente, per il prossimo anno, una Vostra partecipazione diretta al nostro stand.

L’Istituto ha svolto un ruolo attivo, di facilitatore, tra editori giapponesi e italiani, fornendo un servizio di traduzione e di interpretariato per le trattative. L’Istituto ha lavorato anche come rappresentante, a titolo gratuito, di alcune case editrici per la compravendita dei diritti di testi della giovane narrativa contemporanea italiana, selezionati per motivi culturali.

All’interno dello stand vi era infine una sezione dedicata al progetto “Read leggItaliano”, l’e-book creato in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che offre al lettore uno scorcio significativo del romanzo italiano contemporaneo attraverso una serie di testi campione, ognuno scelto da una diversa casa editrice. I testi, tradotti in giapponese, sono corredati da schede dei libri, biografie degli autori e contatti degli editori. L’e-book in giapponese è scaricabile gratuitamente dal sito http://c-light.co.jp/read.html ed è disponibile in diversi store giapponesi, mentre una versione bilingue in pdf si trova nella pagina dedicata al progetto sul nostro sito: http://www.iictokyo.esteri.it/IIC_Tokyo/webform/SchedaEvento.aspx?id=467.

Ad oggi, una sessantina dei titoli proposti dal nostro stand sono al vaglio presso diversi editori giapponesi.

I visitatori dello stand dell’Istituto sono stati complessivamente circa 4.000, tra specialisti, operatori del settore e pubblico qualificato. Inoltre lo stand italiano, che per valutazione degli organizzatori è stato il più visitato tra quelli dei paesi stranieri, ha anche predisposto la vendita diretta di alcuni titoli, un servizio (in collaborazione con la libreria specializzata in testi italiani Italia Shobo e con le librerie Kinokuniya) molto apprezzato dai visitatori. In allegato, alcune foto dello stand e una lista dei media recanti le notizie relative all`edizione della Book Fair 2012.

Nella speranza che anche il prossimo anno la cooperazione con l’Istituto continui in maniera proficua, Vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.

La Biblioteca,
Toyoda Masako,
Valentina Pompili
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イタリア文化会館(図書室)
〒102-0074 東京都千代田区九段南2丁目1番30号
2-1-30, Kudanminami, Chiyodaku, Tokyo, Japan